Per l’invalido, molto spesso, non è possibile svolgere o proseguire lo svolgimento dell’attività lavorativa. Non sono rari, infatti, i casi di disabili che percepiscono la pensione di invalidità parziale o totale. Si tratta di due misure che non consentono di possedere redditi superiori ad una determinata soglia. Che è più alta per la pensione di invalidità totale e più bassa per la parziale. In ogni caso, l’assegno che si percepisce non è per sempre. Ecco quando la pensione di invalidità si trasforma in un’altra prestazione e come cambia.
Cosa spetta ai disabili con reddito limitato?
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La normativa italiana riconosce al disabile con percentuale di almeno il 74% una prestazione economica di tipo assistenziale. Ovvero non basata sul numero di contributi versati ma direttamente dipendente dal reddito personale.
Da tenere presente, infatti, che sia il trattamento per gli invalidi parziali che quello per i disabili totali non è influenzato dal reddito familiare. E neanche da quello del coniuge. In entrambi i casi l’importo mensile è di circa 290 euro. Ma per gli invalidi totali che rispettino determinati redditi sia personali che coniugali, l’importo può arrivare fino a 660 euro circa al mese.
Cosa accade al compimento dei 67 anni?
La pensione di invalidità, in ogni caso, spetta solo dai 18 ai 67 anni di età. Raggiunto il limite anagrafico, poi, se il disabile non è in possesso di contributi da lavoro il trattamento di trasformerà in assegno sociale. Questa prestazione per gli invalidi richiede gli stessi requisiti necessari per avere la pensione di invalidità. Ed in questo caso, quindi, non tiene conto dei redditi coniugali che, solitamente, incidono sul diritto.
Ma cosa accade, invece, se il disabile ha versato in tutta la sua vita almeno 20 anni di contributi?
Quando la pensione di invalidità diventa pensione di vecchiaia e cosa cambia
Se il disabile ha lavorato versando contributi al compimento dei 67 anni dovrà presentare domanda di pensione di vecchiaia. A questo punto, la sua prestazione si trasforma da tipo assistenziale a previdenziale con molti vantaggi.
La pensione di invalidità, infatti, come abbiamo detto è legata al reddito personale. La pensione di vecchiaia no e, quindi, se lo desidera il disabile può svolgere anche qualche lavoretto. Ovviamente cambia anche l’importo visto che al compimento dei 67 anni sarà calcolato sui contributi versati. E se l’invalido ha lavorato anche prima del 1996 ed ha una pensione bassa, può avere diritto all’integrazione al trattamento minimo (pensione di circa 525 euro al mese).
Ma la cosa più importante è che la prestazione di vecchiaia è reversibile ai superstiti. In caso di decesso del disabile il coniuge, i figli e altri eventuali familiari avrebbero diritto ad una quota della sua pensione.
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