Andare in pensione è una delle fasi salienti della vita di un lavoratore. Per i più fortunati rappresenta la conclusione di una carriera soddisfacente e l’abbandono di attività amate e nobilitanti. Per altri rappresenta un traguardo ambito ed importante. O magari la conclusione di un lavoro poco appagante o stressante. L’ordinamento italiano prevede per quanti abbiano conseguito un titolo di studio la possibilità di considerare gli anni universitari (non fuori corso) assimilabili a quelli lavorativi. Avvicinando così l’arrivo della pensione.
L’operazione ha ovviamente un costo variabile. Così dovremo porre molta attenzione alle condizioni applicabili. La domanda che ciascun contribuente dovrebbe porsi è la seguente. Quando il riscatto della laurea può diventare una spesa inutile?
Il meccanismo
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Analizziamo così due situazioni che possono portarci alla conclusione che il riscatto rappresenta più una spesa che una opportunità. Il riscatto di laurea è uno strumento agevolato previsto per quanti abbiano una lunga carriera contributiva nonostante gli anni di studio effettuati. Può risultare utile anche a quanti abbiano iniziato a lavorare molto tardi, visto che in questo caso può risultare utile per raggiungere 20 anni di contributi necessari per il limite di vecchiaia.
Di conseguenza la prima indicazione utile è che quanti hanno iniziato a lavorare in maniera continuativa presto (ad esempio a 22 anni) avranno molti più vantaggi in termini contributivi di chi per varie ragioni abbia iniziato a 27 o a 30 anni. Infatti la pensione arriverà molto prima e verrà calcolata su un importo mediamente più alto. Infatti, l’attuale sistema prevede il raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi. Oppure il raggiungimento di 67 anni di età. Non avrebbe molto senso investire una somma di soldi per poter andare comunque in pensione a quell’età.
A questo ragionamento occorre aggiungere quello sul sistema contributivo di riferimento, visto che nel 1996 è stato adottato il passaggio dal vecchio sistema retributivo a quello contributivo. Questo concretamente ha delle conseguenze sulla storia lavorativa di ciascuno di noi. Quanti si trovano ad aver studiato e ad aver iniziato a lavorare a cavallo tra i due sistemi, potrebbero rimetterci particolarmente. Se effettuano il riscatto in età avanzata dopo aver iniziato il lavoro tra i 27 e i 30 anni, potrebbero addirittura rischiare di ritardare l’età di pensionamento. Infatti, ben potrebbero accedere alla pensione anticipata a 64 anni, in caso di versamento di 20 anni di contributi e importo pensionistico di 2,8 volte superiore all’importo dell’assegno sociale (circa 1.300 euro).
Quando il riscatto della laurea può diventare una spesa inutile?
Non dimentichiamo poi la possibilità di usufruire dal 2019 di un riscatto agevolato. In questo caso il vantaggio riguarda l’importo da versare al Fisco per ottenere il beneficio. È rivolto esclusivamente agli utilizzatori del sistema pensionistico contributivo. Chi si è laureato prima del 1996 e ha lavorato anche precedentemente, potrà dunque partecipare solo se ha richiesto il passaggio al sistema contributivo anche relativamente a sistemi precedenti.
Per chiarirci le idee abbiamo anche la possibilità di usufruire di un simulatore presso il portale dell’INPS. Questo ci aiuterà nella scelta.
Non dimentichiamo infine che anche in età pensionabile possiamo ottenere anticipi di somme consistenti. Si tratta del meccanismo della cessione del quinto ed anche in questo caso dovremmo valutare quando può convenire.
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