Oggi più che mai guardiamo con spasmodica attenzione agli annunci della BCE sui tassi d’interesse. Proprio come il discorso di Lagarde al Parlamento Europeo. Tutto sembra assurdamente dipendere dallo studio dei movimenti del presidente di turno, così come dalla autorevolezza che affidiamo all’istituzione. Un momento di esitazione può cambiare l’atteggiamento degli operatori, dal consulente internazionale fino al venditore di arance al mercato.
Il motivo? Semplice, le aspettative hanno un ruolo fondamentale in economia. Ma nulla di nuovo è sotto il sole. L’inflazione che appestò il mondo tra la fine degli ’70 ed i primi ’80 fu portentosa, facendo sorgere persino molti studi innovativi su effetti annuncio, psicologia comportamentale o ruolo delle aspettative. Tutte questioni in grado di influenzare il comportamento di milioni di utenti. Molti si chiedono, ma quando diminuirà l’inflazione? Con un trucco geniale Paul Volcker, presidente FED, riuscì a battere tutti già nel 1979, altro che Lagarde al Parlamento europeo.
L’importanza dell’effetto annuncio
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Paul Volcker fu il presidente della FED, la Banca centrale americana, dal 1979 al 1987. Molti lo considerano l’uomo che sconfisse la grande inflazione statunitense (e dunque in parte mondiale). Assunse l’incarico nel peggior momento possibile: la disoccupazione era alta, e l’inflazione era semplicemente galoppante, al 15%. Effetto, in parte, della crisi petrolifera e della immensa liquidità immessa nel sistema americano negli anni precedenti.
La FED perdeva credibilità: non riusciva a mantenere bassa l’inflazione. Gli annunci sull’aumento dei tassi d’interesse non avevano più effetto. Dall’altro lato era impossibile esprimere a chiare lettere l’idea di alzare i tassi della FED fino ad una quota inverosimile dal 20%. Il panico si sarebbe diffuso tra governati e governanti. Senza dimenticare che il presidente FED potrebbe venire rimosso dall’incarico dal Presidente degli Stati Uniti.
Con questi presupposti nacque l’intuizione che affondò l’inflazione. La strategia venne realizzata il 6 ottobre 1979 presso l’Eccles Building di Washington. Il Comitato Federale per il mercato aperto (FOMC) della Federal Reserve si era appena tenuto. Spettava al presidente Paul Volcker annunciare le risultanze della riunione.
Quando diminuirà l’inflazione? Con un trucco geniale Paul Volcker riuscì a battere tutti
Nell’impossibilità di annunciare l’aumento dei tassi d’interesse, ribadì in primo luogo la guerra all’inflazione. Per fare questo disse che la decisione era stata quella di gestire il volume delle riserve bancarie nel sistema, anziché occuparsi del tasso dei fondi. I due livelli erano ovviamente strettamente collegati.
Ma la percezione del dato era diametralmente opposta. A parte i tecnici, nessuno sapeva quantificare esattamente la gravità del dato. Nei fatti una rapida recessione colpì il sistema americano. Ma il risultato di una misura celata così profonda ebbe ripercussioni evidenti nel giro di un paio di anni, sia su inflazione che su disoccupazione. Il piano era riuscito, ed il resto è storia. L’inflazione era tornata sul 3,7% nel 1983 (dopo il picco del 15% nel 1979). Il tasso di disoccupazione toccò il picco nel 1982 del 10,8%, per poi abbassarsi costantemente nei successivi venti anni. Oggi sarebbe forse impensabile, ma metodo aveva raggiunto lo scopo: i galoppanti anni ’80 potevano avere inizio.
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