Una guida per capire quali sono i pesci più magri e quali ricchi di grassi e omega-3. Con l’arrivo della bella stagione, tutti ci si sintonizza su un maggior ascolto del proprio corpo. Diventa quindi inevitabile prestare più attenzione alla figura riflessa nello specchio, ma anche alle rotondità che si camuffano meglio sotto i piumini invernali. E così si diventa un po’ tutti una sorta di rabdomanti alla ricerca del filone giusto di alimenti. E la parola d’ordine è più o meno sempre la stessa: “Ridotto contenuto di grassi”. Ma sarà una linea d’indirizzo sempre giusta da percorrere o sarebbe opportuno fare delle distinzioni, specie quando si ha a che fare con la fonte più estiva di proteine? Cerchiamo ora di capire quali sono i pesci più magri e quali ricchi di grassi e omega-3.
I pesci più magri
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Cominciando la nostra carrellata, precisiamo subito che abbiamo preso come base di riferimento la tabella di composizione degli alimenti INRAN (2000). Come base di partenza va detto che si tende a considerare molto magro un pesce con livelli di grasso inferiore all’1%. Rientrano in questa categoria il merluzzo o nasello, lo scorfano, ma anche la tinca, i gamberi freschi, il luccio, la corvina e l’ostrica razza.
I pesci mediamente magri
Sono ritenute, invece, mediamente magre le qualità di pesce con un livello di grassi compreso tra l’1 e il 3%. Vale a dire: il baccalà in ammollo, il polpo, il palombo, il rombo, la sogliola fresca, la seppia, la spigola selvatica, il calamaro fresco. Seguono l’aragosta, la cernia, le vongole, le acciughe o alici e le cozze, alle quali abbiamo dedicato un intero approfondimento, per distinguere quelle più o meno a rischio di contaminazione.
I semi-grassi
La categoria immediatamente superiore, in fatto di apporto lipidico, è quella che racchiude i pesci cosiddetti “semi-grassi”. Vale a dire quelli con una percentuale di grasso compresa tra il 3 e il 10%. Ne sono un esempio la trota, il dentice, l’orata, la trota iridea di allevamento, la sarda, ma anche la triglia e il cefalo muggine. A seguire: la spigola di allevamento, il tonno fresco, l’orata di allevamento e i lattarini.
Quelli più grassi
Nella quarta ed ultima categoria troviamo i pesci più grassi in assoluto. Si considerano tali quelli con un apporto di lipidi superiore al 10%. Rientra in questa categoria sicuramente l’anguilla di mare. Tra i pesci freschi ricordiamo le aringhe, lo sgombro, le sardine e il ben più celebre salmone fresco. Attenzione quindi a credere che sia sufficente mangiare del pesce per stare più leggeri!
Ad onor del vero, va comunque precisato che i prodotti della pesca sono legati agli acidi grassi omega-3. Una tipologia di grassi cosiddetti “buoni” per il loro benefico influsso a livello di apparato cardiaco e pressione sanguigna, nonché a livello di sistema nervoso e cerebrale. Come dire che c’è grasso e grasso.