Con l’inizio della stagione influenzale, sta crescendo, soprattutto nei neogenitori, la preoccupazione per il virus respiratorio sinciziale (VRS). Quest’ultimo è un virus RNA, appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, la stessa della parotide e del morbillo, particolarmente diffuso in età pediatrica. Infatti, si stima che circa il 90% dei bambini potrebbe incontrarlo entro i primi 2 anni di vita.
Si tratta, in generale, di un virus molto contagioso che potrebbe circolare soprattutto in inverno, tra novembre e marzo. Esso rappresenterebbe la prima causa di accesso in pronto soccorso e la prima causa di ricovero in terapia intensiva, dei bambini sotto i 6 mesi di vita, per insufficienza respiratoria.
Quali sarebbero i rischi del virus respiratorio sinciziale se non viene trattato tempestivamente
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Per tutti questi motivi, il virus VRS andrebbe diagnosticato in tempo, per evitare conseguenze gravi, ma non è così semplice da riconoscere. L’infezione da VRS, infatti, all’inizio si manifesterebbe con i classici sintomi del raffreddore, come tosse e congestione nasale. In seguito, potrebbero comparire anche perdita dell’appetito e difficoltà nell’ingestione.
Se non trattato in maniera tempestiva, il virus respiratorio sinciziale potrebbe causare inoltre una grave infezione respiratoria, detta bronchiolite. Quest’ultima sarebbe caratterizzata da una sovrapproduzione di muco, con conseguente ostruzione delle vie aeree e crisi di broncospasmo.
Come avverrebbe il contagio del virus VRS e il ruolo della pandemia
Quindi, abbiamo appena visto quali sarebbero i rischi del virus respiratorio sinciziale, riguardanti i sintomi e le ospedalizzazioni. Oltre a questi però, bisognerebbe fare attenzione anche all’elevata contagiosità del virus. Infatti, esso si potrebbe trasmettere sia attraverso il contatto diretto con un soggetto infetto, sia attraverso il contatto indiretto con oggetti contaminati.
Nella passata stagione, per via delle misure di distanziamento, introdotte per contenere la diffusione del Sars-Cov 2, il virus VRS è circolato molto meno. Le scuole chiuse e l’utilizzo di mascherine e gel disinfettante hanno, di fatto, contribuito a limitare i contagi. Il virus, tuttavia, non ha smesso di circolare e, anzi, avrebbe iniziato a diffondersi in anticipo rispetto al solito, già dalla primavera scorsa.
Alla comparsa dei primi sintomi, dunque, si consiglia di rivolgersi immediatamente al pediatra, così da diminuire le chance di un ricovero in ospedale. La diagnosi di un’infezione, comunque, si effettuerebbe mediante un tampone molecolare, che potrebbe identificare il patogeno vivo.
Possibili scenari futuri con l’introduzione di un vaccino
Diverse ricerche scientifiche stanno tentando di produrre un vaccino sicuro ed efficace per contrastare il virus sinciziale. In teoria, si starebbe pensando di trovare un vaccino da somministrare alle donne in gravidanza, come accade già per altre patologie, come difterite, tetano e pertosse.
In questo modo, si avrebbe un’adeguata produzione di anticorpi, che raggiungerebbero il feto. Il futuro nascituro, quindi, potrebbe già essere protetto da eventuali complicazioni gravi, almeno nei primi 3-4 mesi di vita.
Nel frattempo, si potrebbero adottare alcune misure di prevenzione, atte a difendersi dalle malattie infettive a trasmissione respiratoria. Quindi, dovremmo ricordarci di lavare e disinfettare frequentemente le mani, usare le mascherine ed evitare di stare per troppo tempo in luoghi chiusi e affollati.