La cataratta è una delle patologie dell’occhio più diffusa negli anziani. Essa consiste nella opacizzazione del cristallino, pertanto pregiudica la capacità di mettere a fuoco le immagini sulla retina. Il suo sviluppo è lento e progressivo. Tuttavia, diagnosticarla precocemente, è importante per valutare l’opportunità di un intervento chirurgico tempestivo. Per seguire la sua evoluzione, pertanto, è opportuno sottoporsi a visite oculistiche periodiche. Vi sono diversi tipi di cataratta, ossia: quella nucleare, corticale, sottocapsulare, a seconda della parte dell’occhio maggiormente colpita. A parte ciò, ci sono altri fattori che potrebbero incidere sulla valutazione dell’intervento più indicato da effettuare. Elementi di valutazione sono, ad esempio: le caratteristiche anatomiche del bulbo oculare e le preesistenti alterazioni della vista. Si pensi alla miopia, ipermetropia e astigmatismo.
Come potremmo cercare di prevenire la cataratta
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Veniamo, adesso, ad indicare, quali potrebbero essere i fattori di rischio di questa patologia e come potremmo cercare di prevenirla. Il primo è sicuramente l’età, che è uno di quelli certamente ricorrenti per lo sviluppo della patologia. Poi, ve ne sono altri quali: il fattore familiare e lo stile di vita. Si pensi a chi, nel corso del tempo, non ha mai protetto adeguatamente gli occhi dai raggi UV. Ecco quali sarebbero i fattori di rischio:
- l’essere affetti da altre patologie oculari, come il glaucoma o l’uveite;
- il diabete;
- l’aver subito traumi agli occhi o alla testa;
- l’aver abusato di farmaci cortisonici, per le terapie oculari.
Questi sono, dunque, i fattori di rischio della cataratta. Si consideri, però, che, ad oggi, l’intervento agli occhi per questo tipo di problema è davvero diffusissimo. Quindi, se ne eseguono a migliaia, mensilmente. Soffermiamoci, dunque, su quest’ultimo aspetto, ossia su come intervenire sulla cataratta.
Quali sarebbero i fattori di rischio della cataratta e gli interventi da fare
In questo settore si sono raggiunti dei progressi davvero importanti in ambito medico-chirurgico. Infatti, si interviene con macchinari robotizzati, di estrema precisione. L’intervento, inoltre, è relativamente invasivo, non essendo necessario effettuare neppure punti di sutura. Poi, l’anestesia viene fatta a livello topico, versando delle gocce direttamente sull’occhio. In più, la buona riuscita dell’intervento richiede che si rispettino in maniera rigorosa le norme igieniche e la terapia, indicate dallo specialista. Infine, il recupero post-operatorio è abbastanza rapido, richiedendo, a seconda dei casi, dai 2 ai 10 giorni. Naturalmente, la presenza di patologie o di sindromi può allungare i tempi di recupero.
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