Quali rischi comportano i BTP e cosa sapere prima di investire i soldi in titoli di Stato?

I rischi che si corrono sui bond e titoli di Stato-Foto da imagoeconomica

Ai primi di ottobre (dal 2 al 6, salvo chiusura anticipata) si svolgerà la seconda emissione del BTP Valore, il bond pensato per i risparmiatori retail. Chi ha soldi da investire si sfrega le mani pregustando quali potrebbero essere i rendimenti lordi e netti offerti dall’emittente. Tuttavia, da che mondo è mondo i guadagni salgono all’aumentare del rischio e viceversa. Vediamo allora quali rischi comportano i BTP e cosa sapere prima di investire i soldi in titoli di Stato.

Al pari di ogni altra attività finanziaria anche l’investimento in obbligazioni comporta rischi da conoscere prima per non pentirsi poi. Specie quando i rendimenti offerti sono sopra la media del periodo e/o del mercato (a parità di altre condizioni).

Il rischio di cambio e il rischio liquidità

Il primo rischio attiene alla valuta di denominazione del bond. A volte si considerano titoli di Stato esteri per i maggiori rendimenti offerti rispetto a quelli domestici. Se anch’essi sono denominati in euro (come questo bond al 6,625%) allora il rischio cambio svanisce, mentre restano in piedi gli altri. Altrimenti bisogna considerare il futuro trend della valuta estera da cui dipenderà l’effettivo ritorno complessivo dell’investimento.

Il rischio liquidità riguarda invece la maggiore o minore facilità di rivendita dello strumento sul mercato secondario. Se un titolo è molto scambiato allora si dice che esso è liquido, illiquido nel caso contrario. Ovviamente rivendere un bond illiquido espone a un maggior rischio di doverlo fare a un prezzo diverso da quello desiderato.

Il rischio collegato al tasso di interesse

Il rischio interesse è invece quello che più di tutti stanno soffrendo oggi migliaia e migliaia di risparmiatori. Riguarda il rischio, tutt’altro che remoto, di vedersi ampie variazioni nei livelli dei prezzi in seguito alle dinamiche dei tassi di interesse. In particolare, quando i tassi salgono i prezzi scendono e viceversa.

Tuttavia, va precisato che queste dinamiche colpiscono essenzialmente i bond a tasso fisso. Quelli agganciati all’inflazione plasmano la cedola al costo della vita in corso. I primi, invece, necessitano di “un adeguamento” dei prezzi per allinearne i rispettivi rendimenti.

Attenzione al rischio emittente

Un altro pericolo, spesso remoto ma non per questo inesistente, è quello di credito. Occorre chiedersi: il mio debitore onorerà le cedole periodiche e il rimborso del prestito a scadenza? Si tratta di valutazioni molto delicate dove entrano in gioco tantissimi parametri. Forza dell’economia interna di uno Stato, dinamiche sociali e/o geopolitiche, debito pubblico, etc.

Un primo, ma non unico, parametro da considerare al riguardo sarebbe il rating emittente e/o del debito in questione. Più è basso e maggiore è il rischio associato, per cui l’emittente dovrà offrire maggiori interessi per attrarre investitori disposti a comprare quel debito.

Quali rischi comportano i BTP e cosa sapere prima di investire i soldi in titoli di Stato?

Infine vi sono altri 3 “rischi di strategia” che non sempre si ponderano fino in fondo. Vediamo di quali si tratta.

Il primo sarebbe quello di scegliere un bond la cui durata è molto diversa da quella del proprio investimento. Ad esempio voler investire a 3 anni e scegliere un bond con una durata residua di 10 o più anni. L’operazione potrebbe andare bene (rivendita agli stessi prezzi di carico o superiori) ma potrebbe anche andare molto male.

Il secondo è quello di non comprendere fino in fondo le tecniche di funzionamento di un dato bond. Ad esempio a metà settembre la cedola del BTP Italia marzo 2028 ha deluso tantissimo gli investitori per un motivo che abbiamo già illustrato.

Infine un altro elemento da valutare è quello del timing. Sottoscrivere un bond a lunga scadenza quando i tassi sono compressi al massimo equivale all’esporsi al rischio interesse visto sopra. In termini molto generali, l’affare sul reddito fisso lo si fa quando tassi e/o spread e/o inflazione sono ai loro massimi di periodo e si prevede che da lì a breve rientreranno.

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