Un approfondimento per capire qual è la “birra non birra” ottima per dissetarsi. Tra i principali estimatori della dissetante “birra-non birra” va ricordato sicuramente Snoopy, il celebre cagnolino uscito dalla matita di Charles M. Schulz. Al di fuori del pianeta a strisce fumettistiche, tra i personaggi, in carne ed ossa, che si sono distinti nell’apprezzamento di questa “birra”, sembra ci siano anche due capi di stato. Vale a dire: i presidenti Benjamin Franklin e George Washington. Entrambi amanti di quella che all’epoca era nota come “small beer”, cioè birra piccola. Si trattava cioè di una bevanda a bassissima gradazione alcolica, che poteva sostituire anche l’acqua, specie quando questa era contaminata e rischiosa da bere. Vediamo quindi di capire, ad oggi, qual è la “birra non birra” ottima per dissetarsi.
Dove nasce la birra-non birra
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La prima comparsa della “birra-non birra” avvenne in occasione dell’Expo di Philadelphia di fine ‘800. Tra le presentazioni al grande pubblico, insieme al ketchup di Heinz, alla macchina da scrivere di Remington, e al telefono di Bell, ci fu anche quella di Hires. Charles Hires sembra fosse un dentista astemio, autore di quella che all’epoca venne definita “root tea”, vale a dire tè di radice.
L’aroma della birra-non birra
In origine dunque questa bevanda di radice si avvaleva di un aroma naturale, ora bandito perché non sano, e sostituito dal sassofrasso. Quindi, ad oggi, questa “birra di radice” o “root beer” è una bevanda gassata generalmente analcolica. Anche se è bene precisare che ne esiste pure una variante alcolica. Quanto alla ricetta non sembra essere fissa e determinata. C’è infatti chi arrichisce la bevanda con spezie, ma anche con miele, liquirizia, anice. Ma se dunque la matrice è ben diversa dalla birra tradizionale, perché a questa soda è stato dato il nome di birra? Semplicemente perché il colore la fa assomigliare molto alle nostre birre scure.
Chi sono i più grandi estimatori della “root-beer”
Tra i paesi dove il consumo della “birra di radice” o “root-beer” è per tradizione molto forte, vanno ricordati ovviamente gli Stati Uniti d’America. A seguire subito dopo, anche il Regno Unito, le Filippine e la Thailandia, con variazioni nella ricetta di base. Quanto invece all’Italia, non sembra che questa soda americana sia ad oggi disponibile a scaffale. Esiste comunque, almeno, un rivenditore on line che, a prezzi modici, distribuisce la “birra di radice” ovunque.