Generare una rendita periodica o una ricca plusvalenza finale è il sogno di molti risparmiatori. Una legittima aspettativa, considerato che lo stipendio non basta mai. Mentre i prezzi aumentano a velocità della luce, la paga viene ritoccata sempre con ritardo. In più l’inflazione si mangia il potere d’acquisto dei risparmi, rendendoci ancora più poveri.
In questo quadro di cose alquanto sconcertante, vediamo qual è il modo migliore per investire i soldi invece di lasciarli liquidi.
Cosa bisogna sapere prima di investire 5.000 o 50.000 euro?
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Chiariamo alcuni principi di base prima di prendere una qualunque decisione. Anzitutto va evitata ogni logica da scommettitore in sede di investimenti. Si tratta di gestire dei risparmi faticosamente sudati, frutto di rinunce e di mancate spese per se stessi.
Questo non vuol dire che bisogna restare liquidi, perché l’inflazione agisce in ogni periodo e in quello attuale è fuori controllo. In termini sempliciotti, essa agisce come una sorta di tasso di interesse al contrario che si aggiunge alle tasse e ai costi di gestione conto. Pertanto i danni subiti sono devastanti anche nel giro di pochi anni.
Inoltre va dato tempo al tempo, nel senso che è illusorio pensare “oggi investo e tra un mese ho raddoppiato il capitale”. Bisogna ragionare in termini molto più lunghi.
I soldi liquidi sono il peggior investimento in questo momento storico
Un altro elemento da considerare è che investire non è pericoloso di per sé. Lo è invece, e anche tanto, non sapere quello che si sta facendo.
Si pensi alla scelta di un prodotto di investimento non affine al proprio profilo di rischio. Oggi ad esempio si ricercano le criptovalute più per sentito dire che non per una piena consapevolezza dei pro e i contro dell’asset in sé.
Ancora, di norma l’alto rendimento non va d’accordo con il basso rischio. Fermo restando che il rischio zero al 100%, alla lettera, quasi mai esiste.
Qual è il modo migliore per investire i soldi e non tenerli fermi sul conto
Il c/c rientra nella categoria dei prodotti a rischio molto, molto contenuto. Non rende nulla e oltre ai costi diretti (commissioni e imposta) e indiretti (inflazione) bisogna considerare il rischio fallimento della banca. Sebbene si tratti in genere di un’ipotesi remota, essa è pur sempre possibile. Meglio sceglierla quindi in base alla solidità finanziaria dell’istituto (parametri CET 1, TIER 1, TCR, etc.).
Altrettanto sicuri sono i buoni fruttiferi postali, forse anche più del c/c nella loro funzione di parcheggio del risparmio.
Infatti godono della garanzia dello Stato (le banche no), non prevedono costi di acquisto, gestione e rimborso. Inoltre sono rimborsabili in qualunque momento e restituiscono sempre il 100% del capitale sottoscritto. Ancora, sono remunerativi (a luglio sono aumentati tutti i rendimenti) e non prevedono imposta di successione.
I titoli di Stato e il conto deposito
Molti elementi tipici dei buoni fruttiferi li incontriamo anche nei titoli di Stato. Tuttavia, da un lato va detto che in genere offrono rendimenti maggiori a parità di durata. Dall’altro, rimborsano il valore 100 di emissione solo a scadenza. L’eventuale vendita anticipata dello strumento espone il risparmiatore alle dinamiche dei prezzi.
I rendimenti potrebbero essere una spanna più interessanti sui corporate bond, le obbligazioni societarie. Tuttavia, all’aumentare del rendimento sale anche il grado di rischio del prodotto in sé. Cioè un’azienda solidissima offre bassi tassi d’interessi.
Infine citiamo conti deposito (CD), fondi ed ETF monetari, che godono di un elevato grado di sicurezza. I CD sono garantiti fino a 100mila euro (al pari dei c/c) e sono una buona soluzione nel breve termine. Nei fondi attivi e passivi, invece, la differenza la fanno i costi di gestione e la politica adottata dal singolo fondo. La diversificazione del patrimonio raccolto, invece, è sicuramente un loro enorme punto di forza.
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