Quando a carico di un pensionato scatta un provvedimento di pignoramento, il suo assegno INPS gode ai sensi di Legge di una protezione che è di vitale importanza. Affinché il pensionato possa continuare a condurre un’esistenza dignitosa.
In altre parole, da parte dei creditori, una quota della pensione non è mai aggredibile. E quindi, eventualmente, per l’espropriazione forzata i creditori dovranno rivalersi su altri beni posseduti dal pensionato. Dagli immobili ai risparmi alla Posta, giusto per rendere l’idea.
Qual è il minimo vitale 2022 per il pignoramento delle pensioni INPS
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Nel dettaglio, la quota di pensione che non è pignorabile corrisponde in controvalore al cosiddetto minimo vitale. Il cui importo, che è rivalutabile di anno in anno, è pari a 1,5 volte l’assegno sociale.
690,42 euro è quindi la risposta su qual è il minimo vitale 2022. Pur tuttavia, recentemente la soglia di impignorabilità è stata innalzata a 1.000 euro al mese nell’iter di conversione in Legge del Decreto Aiuti bis.
Quindi, tutte le pensioni che sono di importo mensile non superiore al minimo vitale sono intoccabili quando il pensionato è raggiunto da un provvedimento di pignoramento. Con il minimo vitale che è previsto in Italia, ai sensi di Legge, sulle pensioni ma non sugli stipendi.
Ma detto questo, cosa accade quando il pignoramento è a carico di un pensionato che percepisce mensilmente un assegno INPS che è superiore al minimo vitale? Vediamo allora di fornire una risposta anche con questo scenario.
Quale quota dell’assegno INPS può essere oggetto di pignoramento
Per la parte che è eccedente la quota rappresentata dal minimo vitale, il pignoramento della pensione, al fine di soddisfare i creditori, è sempre possibile ma solo nella misura di un quinto. Di conseguenza, considerando il minimo vitale posizionato a 1.000 euro, su una pensione di 1.500 euro al mese, la quota pignorabile è pari a 100 euro mensili.
Quali sono le differenze tra la pensione pignorata e l’assegno INPS bloccato
Il pignoramento della pensione, inoltre, non va confuso con il blocco dell’assegno INPS. Ovverosia con la sospensione dell’erogazione della prestazione pensionistica che può essere disposta, dopo controlli e verifiche, proprio da parte dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.
Per esempio, un pensionato che si è ritirato dal lavoro con la Quota 100 può vedersi sospesa l’erogazione della pensione se ha maturato nell’anno redditi da lavoro superiori alla soglia dei 5.000 euro. Così come il pensionato all’estero può subire il blocco dell’erogazione della pensione in caso di mancata attestazione dell’esistenza in vita.
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