Accedere al credito non è sempre facile. Talvolta però è la stesse legge a fornirci alcuni appigli. Si tratta del cosiddetto meccanismo del Trattamento di fine rapporto anticipato. Vediamo come funziona.
Come forse sapremo, ogni qual volta a fine mese vediamo conteggiati i contributi previdenziali, una parte è destinata al cosiddetto Trattamento di fine rapporto. Si suppone, infatti, che alla fine del rapporto lavorativo (che sia per dimissioni, licenziamento o pensionamento), possiamo vederci riconosciuta una percentuale pari a circa il 6,90% della retribuzione annua complessiva (una mensilità lorda) Non male, se si considerano tanti anni di lavoro. Questa cifra può servire come cuscinetto d’emergenza per le situazioni temporanee di assenza di lavoro, oppure per godersi con maggiore tranquillità il pensionamento. Ma pochi sanno che questa cifra può essere richiesta anche prima del termine del rapporto lavorativo. Infatti puoi ricevere questa somma di denaro dal datore di lavoro con il TFR anticipato in busta paga.
Le condizioni
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In taluni casi la richiesta può portare all’arrivo di una somma di danaro di rilievo. Infatti, la richiesta del TFR anticipato può raggiungere fino al 70% della quota cui avremmo diritto in caso fosse effettivamente concluso il rapporto di lavoro. Certamente il Trattamento di fine rapporto non spetta a tutti i lavoratori subordinati. Ad esempio, non rientrano nella categoria i dipendenti statali come gli impiegati del settore pubblico (questi possono richiedere il TFR a patto che abbiano concluso un rapporto con la pubblica amministrazione, anche qualora si accingano ad essere impiegati in una mansione differente che implichi un contratto diverso). Allo stesso modo, non possono accedere i tirocinanti ed i collaboratori.
Anche all’interno dei dipendenti del settore privato ci sono importanti esclusioni che vanno tenute in considerazione. La prima riguarda il limite cronologico. Infatti un dipendente per accedere alla misura deve aver trascorso almeno 8 anni presso lo stesso datore di lavoro privato. A questo si aggiungono criteri riguardanti la tipologia di spesa. Questi sono definiti direttamente dall’art. 2120 del Codice civile. Rientrano tra questi espressamente: l’acquisto della prima casa per sé o per i figli (debitamente notificato da atto notarile) e l’utilizzo per terapie o cure mediche presso strutture sanitarie nazionali. Inoltre, sono considerate motivate le spese effettuate nel corso di fruizione dei congedi per formazione o per maternità. Molti si chiedono se viga l’importante eccezione delle spese matrimoniali. Su questo occorre fare riferimento ai possibili accordi migliorativi: resta infatti possibile per le categorie ed i singoli datori di lavoro riconoscere condizioni più favorevoli rispetto a quelle richieste dalla legge.
Puoi ricevere questa somma di denaro dal datore di lavoro con il TFR anticipato
Dovremmo però tenere in considerazione che la concessione di questa cifra non è sempre dovuta, a differenza dell’anticipo della NASPI. Infatti non sarebbe possibile pretendere dal datore di lavoro un esborso così consistente nel caso in cui molti lavoratori contemporaneamente lo richiedano. In questo caso la legge prevede un limite espresso: da un lato il 4% del numero complessivo dei dipendenti dell’azienda; dall’altro il 10% degli aventi diritto (per l’anno corrente). Il datore di lavoro dunque potrebbe legittimamente rifiutare, se ricorrono questi motivi, la corresponsione della relativa somma di danaro.
È importante mantenere un occhio ai diritti che abbiamo come lavoratori e come clienti. Ad esempio, potremmo scoprire che se l’avvocato non ci fornisce certe informazioni abbiamo diritto al risarcimento.