I lavoratori che attualmente affrontano gli ultimi anni del proprio impiego, spesso devono fare i conti con diverse sfide che la moderna logica lavorativa impone. Basti pensare alle grandi rivoluzioni tecnologiche che sono avvenute negli ultimi anni ed in particolare nel periodo dell’emergenza sanitaria. Chi accarezza l’idea di una possibile uscita anticipata rispetto ai comuni requisiti di vecchiaia, in talune circostanze potrebbe optare per delle soluzioni specifiche. Alcune formule previdenziali consentono di collocarsi in quiescenza prima del raggiungimento del requisito previsto per la pensione di vecchiaia ordinaria o anticipata ordinaria. Può andare in pensione INPS 7 anni prima chi lavora in particolari contesti e presenta i requisiti che illustriamo di seguito.
Quali opportunità per i dipendenti d’azienda
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Con la Legge di Bilancio 2022 anche quest’anno restano invariati i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria. Coloro che intendono accedere a questo trattamento dovranno raggiungere il 67° anno d’età ed un numero di contributi pari ad un ventennio. In un precedente articolo abbiamo illustrato a quanto ammontano le pensioni INPS con 20 anni di contributi nel 2022. Un simile requisito contributivo spesso è facilmente raggiungibile da buona parte dei lavoratori. In alcuni casi, è possibile anticipare il collocamento in quiescenza analizzando alcuni particolari requisiti. Immaginiamo, ad esempio, la condizione di un lavoratore che abbia dei problemi di salute. In precedenza abbiamo illustrato in che maniera con 15 o 20 anni di contributi si può andare prima in pensione presentando subito domanda all’INPS. Relativamente all’interesse sull’anticipo pensionistico, esistono diverse soluzioni che ciascun lavoratore può valutare circa il collocamento a riposo.
Può andare in pensione INPS 7 anni prima chi sceglie questa formula nel 2022
Una soluzione per lasciare prima il mondo del lavoro valida anche nel 2022 è l’isopensione, ai sensi dell’articolo 4 della Legge 92/2012. Si tratta di una formula accessibile ai dipendenti di aziende private che occupano un numero superiore a 15 lavoratori.
I dipendenti che possono accedervi sono coloro a cui non manchino più di 7 anni dalla decorrenza della pensione di vecchiaia ordinaria o anticipata ordinaria. Quest’ultima si raggiunge con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Nel caso della pensione di vecchiaia ordinaria, invece, valgono i 20 anni di contributi e 67 d’età.
L’isopensione non è una formula che si attiva automaticamente dietro richiesta del lavoratore. Piuttosto, è la risultante di un accordo tra datore di lavoro, sindacati e INPS. La misura, finalizzata a incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani, deve essere garantita interamente dall’azienda per mezzo di una fideiussione bancaria. Ciò significa che l’indennità è corrisposta dall’INPS ma coperta dal datore di lavoro che provvede a versare una quota di 13 mensilità annue all’ex lavoratore. L’importo dell’assegno nel periodo di esodo deve essere equivalente alla pensione, per questo si chiama isopensione.
Tale versamento avviene fino al momento in cui il lavoratore non matura il diritto alla pensione di vecchiaia. Tale formula prevede un massimo di 4 anni di anticipo rispetto alla normativa Fornero. Tuttavia, l’articolo 1, comma 160 delle Legge 205/2017 ha esteso il limite temporale a 7 anni come ricorda anche il messaggio INPS 227/2021. Nel periodo di scivolo, inoltre, è compito del datore versare la contribuzione correlata.
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