Con i soldi risparmiati del reddito di cittadinanza si potrebbe avviare la tanto discusso e attesa riduzione della pressione fiscale, compreso il taglio vero del cuneo fiscale. È l’obbiettivo nemmeno tanto nascosto del nuovo esecutivo che sta per nascere. Il centrodestra sicuramente non ha mai nascosto una certa avversione verso la misura. Certo, eliminarlo del tutto, con un colpo di spugna, oltre che di scarso gradimento verso una parte di popolazione (2,5 milioni oggi beneficiano del sussidio), è oggettivamente impossibile. Effettivamente una misura di questo tipo serve. La dimostrazione è stata la centralità del reddito di cittadinanza durante le chiusure per la pandemia. Ma è altrettanto vero che i furbetti sono sempre tanti, e non tutti i beneficiari sono poveri o soggetti meritevoli del sussidio.
Pronta la strada per ridurre il reddito di cittadinanza dal 2023
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Sulla misura le contestazioni sono state da sempre aspre. Prima di tutto la pochezza dei controlli che hanno portato il beneficio nelle tasche di molti non meritevoli. I furbetti sono stati subito una costante. Molti italiani hanno cominciato a studiare stratagemmi e vie per aggirare i requisiti, che effettivamente rigidi lo sono. Nuclei familiari dividi fittiziamente, separazioni tra coniugi non veritiere, soldi fatti scomparire ad hoc dai conti correnti e così via. Queste alcune delle pratiche più comuni e diffuse adottate dai furbetti. Altro problema che ha fatto finire sul banco degli imputati il reddito di cittadinanza, le politiche attive del lavoro.
Le politiche attive sul lavoro
Il reddito di cittadinanza nasceva con l’obbiettivo di dare ossigeno reddituale a famiglie e singoli vicini alla povertà. Un sostentamento che doveva essere limitato a pochi mesi. Tanto è vero che nasceva con una durata prestabilita di 18 mesi, rinnovabili per altri 18. Oggi c’è gente che lo prende da oltre 40 mesi. In pratica, per milioni di beneficiari le politiche attive che puntavano a trovare loro occupazione non hanno funzionato.
Cosa potrebbe avere in mente il nuovo esecutivo
A dire il vero, la platea degli attuali beneficiari del reddito di cittadinanza è piena zeppa di soggetti non attivabili al lavoro. E quindi, si tratta di soggetti per i quali le politiche attive del lavoro non potevano funzionare meglio a prescindere. Sembra comunque pronta la strada per ridurre il reddito di cittadinanza dal 2023. Ridurre la platea, per risparmiare soldi da riversare su altre priorità. Una cosa collegata alle politiche attive. Capire cosa significa politica attiva sul lavoro è fondamentale per comprendere cosa il nuovo esecutivo intende fare. Potenziare queste politiche significa trovare più facilmente posti di lavoro ai beneficiari del reddito di cittadinanza. Il correttivo riguarderebbe la revoca del sussidio a chi non accetta proposte. Oggi si possono rifiutare due offerte di lavoro prima di finire con la revoca del sussidio. L’idea è di togliere il reddito di cittadinanza già dalla prima offerta rifiutata. Una strada irta di problematiche questa, non facile da intraprendere per il nuovo esecutivo. Che a dire il vero vorrebbe varare una nuova misura in sostituzione del vecchio RDC. Una misura che intercetti veramente gli stati di bisogno, i fragili e i poveri.
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