Proiezioni economiche e metodologie finanziarie: cosa insegna la questione dei bonus edilizi?

Bonus edilizi-Foto da imagoeconomica

Erano state formulate alcune stime, su quanto sarebbero potuti costare i bonus edilizi. Stime effettuate da organi tecnici, a partire da quelli del MEF, le cui proiezioni sono state ampiamente smentite dai fatti. Ma come si era arrivati a quelle stime e quale diverso dato si sarebbe potuto considerare? Questioni di non poco conto, perché incidono sulle tasche di tutti i cittadini. Vediamo cosa insegnano i bonus edilizi e le proiezioni economiche e metodologie finanziarie.

Le previsioni iniziali e i dati effettivi

Tra le molteplici questioni, generate dalla problematica dei bonus edilizi, rappresenta ormai una vexata quaestio quella relativa alle errata previsioni sui possibili costi per le finanze pubbliche.

Complessivamente i diversi bonus, secondo le stime prevalenti, sarebbero dovuti costare non più di 60/70 miliardi, invece le stime aggiornate a consunntivo parlano di circa 110 miliardi. Uno scostamento attorno al 50%.

In percentuale i conti non cambiano, anche considerando eventuali entrate fiscali, conseguenti all’incremento di Pil, e quindi di base imponibile.

Tale scostamento è agevolmente spiegabile. Basta considerare che le stime si basavano su previsioni inerenti a costo degli interventi e diffusione dei medesimi. Bastava quindi che il mercato facesse lievitare costi di materiali e mano d’opera, o che vi fosse una richiesta di tali interventi superiori al previsto, che tutto sarebbe cambiato. Ed è quanto in effetti poi si è verificato. Interventi in misura maggiore del previsto, unitamente ad una lievitazione dei costi, ha portato a generare un costo complessivo decisamente superiore. Anche a prescindere dalla questione delle truffe.

Una previsione di limite

Proiezioni economiche e metodologie finanziarie e bonus edilizi. Cosa attendere da ora in poi? Al posto di queste errate previsioni, a giudizio di chi scrive, avrebbe invece dovuto assumere ben maggior rilevanza un altro tipo di previsione. Si trattava di stabilire un limite logico, oltre il quale difficilmente il mercato avrebbe potuto spingersi, e oltre il quale le finanze pubbliche non avrebbero dovuto garantire di finanziarie la misura. Un tale parametro avrebbe potuto efficacemente assolvere a due funzioni. Intanto prevedere, anche in caso di interesse verso i bonus edilizi superiore al previsto, un limite massimo, oltre il quale si sarebbero generati dei problemi. Inoltre evitare che stime troppo esigue comportassero poi un problema per le finanze pubbliche. Si trattava di stimare la capienza fiscale del sistema bancario italiano nel suo complesso.

Con dati peraltro agevolmente disponibili, sia tramite la banca dati del Fisco, sia tramite i bilanci pubblicati dalle banche. In altri termini, stimare i debiti che le banche hanno verso l’Erario. Difficilmente il sistema sarebbe stato in grado di recepire richieste di cessione molto oltre tale limite. Ed infatti è quanto accaduto. Anche considerando che è da quando si è raggiunta o oltrepassata tale capienza, che i problemi sono iniziati, a fronte di un sistema bancario che non ha più recepito le richieste di cessione dei crediti. E comunque, realizzata questa stima, sarebbe stato opportuno porre un limite alle richieste, rendendo disponibili crediti fiscali per un importo comunque inferiore a tale stima. Sia nell’interesse delle pubbliche finanze, che del funzionamento del sistema dei crediti.

Come incidono questi costi sulle tasche di ogni cittadino?

Contrariamente a quanto sostenuto dai fautori della misura, i bonus edilizi hanno rappresentato una forma di gratuità solo per quei committenti, che sono riusciti ad agevolarsene senza costi.

Certo non per i cittadini nel loro complesso. Intanto perché le mancate entrate hanno rappresentato un costo per la fiscalità generale, stimato in circa 2.000 euro a cittadino. Ma non solo. La mancanza di risorse finanziarie, assorbite dai vari bonus edilizi, comporta che tali risorse non siano disponibili per altro.

Nella situazione attuale, ad esempio, da parte di molti si sostiene la necessità di investire maggiormente nella sanità pubblica. Il che non è possibile, se determinate risorse sono state assorbite dalla misura dei bonus. Carenza di medici ed infermieri, unitamente ad altre disfunzioni, comportano non poche conseguenze.

A partire dalle lunghe liste d’attesa che spesso bisogna subire. Con l’inevitabile conseguenza di poter avere una valida alternativa solo ricorrendo alla sanità privata, che non tutti possono permettersi, per gli inevitabili costi.

Quindi una carenza di tutela sanitaria, che paga il cittadino.

Ma questo è solo uno dei tanti esempi, che si possono fare, di come una eccessiva concentrazione di risorse finanziarie sui bonus, possa comportare pesanti conseguenze su settori posti a fondamento di quelli che dovrebbero essere diritti costituzionalmente garantiti.

Proiezioni economiche e metodologie finanziarie: cosa insegna la questione dei bonus edilizi? Conclusioni

A conclusione di questo articolo, intendiamo richiamare due ulteriori aspetti della questione.

Il notevole costo dei bonus edilizi è peraltro ancora meno accettabile, considerando che è servito per intervenire solo sul 3% degli edifici. Peraltro indistintamente dalle condizioni economiche dei committenti, poveri o miliardari che fossero. E immaginiamo quindi cosa succederebbe, se si pensasse di usare, ancora una volta, i bonus, ma per far fronte ad un eventuale obbligo di conversione green dell’intero patrimonio edilizio italiano. Una prospettiva semplicemente assurda e che, a  parte la sua palese irrealizzabilità, non fosse che per il problema della capienza fiscale, condurrebbe molto velocemente al default dell’Italia.

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