Un bilancio in chiaroscuro per le procedure fallimentari in Italia nel 2020. Anno che, ricordiamolo, è stato uno dei più tristi e tremendi per l’economa nazionale.
A stilare dati e analisi dettagliate ci ha pensato l’osservatorio Cherry Sea, dell’omonima società. Si tratta di un’azienda che sviluppa algoritmi di intelligenza artificiale applicati al mondo del credito deteriorato.
Illustriamo allora questi dati sulle procedure fallimentari in diminuzione nell’anno nero del Covid, ma tribunali ancora in pesante affanno.
Il saldo delle procedure fallimentari in Italia nel 2020
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Dai dati resi noti emerge che con l’annus horribilis targato 2020 in realtà il novero dei nuovi fallimenti è migliorato. Nel senso che quest’ultimi sono diminuiti rispetto al 2019.
Detta in numeri, l’anno scorso ci sono state solo 7.500 nuove procedure fallimentari aperte in Italia contro le 11mila dell’anno prima. Una variazione percentuale del –30%, riconducibile in larga parte al periodo compreso tra marzo e giugno ’20 quando i tribunali erano chiusi.
Malgrado questo trend favorevole, tuttavia i tribunali italiani non sono riusciti a diminuire il cumulo di pratiche acquisite. I numeri aiutano a comprendere meglio la dimensione del fenomeno.
Se al 31 dicembre ’19 lo stock di pratiche in giacenza era pari a 83mila fascicoli, 1 anno dopo esse si attestavano sulle 77mila unità. In questo caso la variazione percentuale è stata pari a un risicato –7%.
L’indice delle pratiche chiuse e quelle aperte
L’ausilio di altri rapporti consente una migliore e più approfondita comprensione del fenomeno.
Uno di essi chiama in causa il numero di pratiche aperte e quelle chiuse. Ora, restringendo l’analisi ai primi 20 tribunali più attivi, nel 2020 essi sono riusciti a chiudere più pratiche rispetto a quante ne venissero aperte di nuove.
Questo tasso di smaltimento (in gergo tecnico: Clearance Rate) si è in media attestato sul 174%, mentre nel 2019 esso era inferiore al 100%. Ricordiamo infine che il tasso di smaltimento misura il rapporto percentuale tra numero di procedimenti conclusi e quelli aperti in un dato anno.
Dunque, procedure fallimentari in diminuzione nell’anno nero del Covid, ma tribunali ancora in pesante affanno
Infine, un altro aspetto da sempre sotto la lente dell’opinione pubblica rimanda direttamente ai c.d. tempi della giustizia. Il report di Cherry utilizza la metrica del Disposition Time (DT). In soldoni, si tratta del tempo necessario per smaltire i procedimenti pendenti al termine di un dato anno.
Bene, dall’analisi dei dati risulta che la media del DT dei primi 20 tribunali del Paese si attesta a 5,77 anni. Si tratta di un dato in aumento rispetto all’anno precedente, quando il DT si fermò a 5,33.
Al riguardo, citiamo un particolare: mentre è quello di Modena il tribunale col miglior DT (3,39), dall’altro lato troviamo Bari che presenta un DT pari a 12,69.
Anno 2020: procedure fallimentari in diminuzione nell’anno nero del Covid, ma tribunali ancora in pesante affanno
Per gli esperti, sicuramente i numeri targati 2020 sono influenzati dal regime di moratoria che ha dato modo di congelare il novero dei nuovi fallimenti. Parimenti, il periodo non è stato occasione per i tribunali di smaltire quanto già accumulato.
La speranza è a questo punto rimessa tutta da qui alla fine dell’anno. Se infatti la scadenza delle moratorie sarà prorogata a tutto il 2021 (secondo quanto emerso in sede DEF), potrebbe presentarsi l’occasione giusta. Ossia sfruttare il tempo che resta per lavorare a regime su quanto già accumulato.
Del resto, se non avvenisse adesso tutto ciò, quando poi sarebbe più possibile recuperare il terreno perso?
Ricapitolando, procedure fallimentari in diminuzione nell’anno nero del Covid, ma tribunali ancora in pesante affanno.