L’INPS tratta le pensioni troppo basse con una serie di emolumenti aggiuntivi che consentono di far lievitare l’importo fino a 524 euro in questo 2022. Grazie alla probabile indicizzazione di gennaio, e visto che il tasso di inflazione di oggi è a livelli record, non è difficile ipotizzare che da gennaio 2023 l’importo crescerà.
Quando l’INPS aggiornerà i parametri relativi alle pensioni, dai coefficienti ai limiti reddituali per determinate misure, non è azzardato ipotizzare che le minime saliranno oltre 550 euro. L’integrazione al trattamento minimo e le maggiorazioni sociali sono importi aggiuntivi sulle pensioni che servono proprio a contenere il gap che molti pensionati hanno sulla loro pensione, troppo bassa per una vita dignitosa. Importi che molte volte sono stati oggetto di rilievi perfino dalla Consulta, visto che la dignità e l’equità di trattamento, anche per i pensionati, sono diritti sanciti dalla Costituzione.
Come ottenere maggiorazioni o integrazioni al trattamento minimo sulle pensioni
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Naturalmente, non sempre un pensionato ha diritto alle integrazioni della pensione. Non sempre le pensioni minime possono essere integrate al trattamento minimo prestabilito o possono godere delle maggiorazioni sociali. Inoltre, per molte di queste prestazioni aggiuntive sulla pensione occorre presentare istanza non essendoci automatismi in questo senso da parte dell’INPS. Resta il fatto che l’integrazione al trattamento minimo della pensione è una forma di aiuto che lo Stato riconosce a determinati pensionati.
Prenderà una pensione di oltre 550 euro al mese nel 2023 chi fa questa richiesta
L’ultima nota ufficiale che parla di integrazione al trattamento minimo delle pensioni è una circolare dell’INPS. In quell’occasione, e cioè con la circolare n° 197 del 2021 l’Istituto pensionistico ha sottolineato che l’integrazione al trattamento minimo non riguarda chi non ha contribuiti versati prima del 1996. Chi è andato in pensione nel 2022 con la pensione contributiva, perché la sua carriera è iniziata dopo il31 dicembre 1995, non ha diritto all’integrazione al trattamento minimo dall’INPS. In questi casi inutile presentare domanda di ricostituzione di pensione. L’integrazione non è spettante.
L’integrazione nel 2023, ecco le ipotetiche cifre e gli ipotetici nuovi limiti di reddito
Ricapitolando, per potersi garantire un trattamento pensionistico minimo che supera i 550 euro (sempre che vada a finire così a gennaio con l’indicizzazione delle pensioni) occorre rientrare nel cosiddetto sistema misto.
Serve in pratica che il pensionato abbia contributi precedenti la riforma Dini. Ma serviranno anche i soliti limiti di reddito, che naturalmente saliranno nel 2023. Incidono sui limiti per le integrazioni al trattamento minimo anche i redditi del coniuge, se il richiedente l’integrazione è sposta. Per il 2022 tali limiti sono pari a 6.816,42 euro all’anno come reddito personale e 27.265,68 euro all’anno come reddito cumulato col coniuge.
L’integrazione può essere anche parziale, ma con reddito personale sopra 6.816,42 euro e fino a 13.632,84 euro. Per i coniugati forbice che va da 27.265,68 a 34.082,10 euro di reddito annuale. Importi che come dicevamo sono destinati a salire dal prossimo gennaio. Solo in base a queste regole c’è chi prenderà una pensione di oltre 550 euro al mese nel 2023.
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