Le ferie per un lavoratore dipendente sono un diritto sancito da qualsiasi normativa vigente. Infatti, non esiste un contratto collettivo che non prevede un periodo di ferie per il lavoratore. Perfino la Costituzione stabilisce che un lavoratore ha diritto a godere di un determinato numero di giorni di riposo all’anno.
Stando alla normativa generale, nulla può ostacolare questo diritto, che non può essere convertito in denaro nella stragrande maggioranza dei casi. Restano, però, alcune deroghe alla normativa vigente, che permettono di trasformare i giorni di riposo in soldi in più in busta paga. Alcune di queste deroghe sono poco conosciute, anche perché provengono da pronunce dei Giudici.
Prenderà soldi al posto delle ferie questo lavoratore che sfrutta solo 2 settimane e non 4
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Per questioni legate alla tutela della salute del lavoratore, le ferie sono un diritto imprescindibile in qualsiasi rapporto di lavoro. Le ferie servono al lavoratore per ricaricare le pile dopo un anno di lavoro. Un riposo necessario per il lavoratore e per la sua salute. Non c’è alternativa alla fruizione di questo periodo di riposo, visto che di norma è pari a 4 settimane per anno.
L’unico caso in cui le ferie possono essere monetizzate, cioè trasformate in denaro, è quando il rapporto di lavoro si interrompe prima che il lavoratore abbia la possibilità di sfruttare le ferie. L’interruzione non deve essere dipesa dalla volontà del lavoratore. In pratica, con le dimissioni si perde diritto a monetizzare le ferie. Ma anche in questo caso il lavoratore può sfruttare alcune deroghe.
Ferie, denaro, dimissioni e maternità
Si chiama indennità sostitutiva delle ferie, che altro non è che la monetizzazione delle ferie non godute. Dal momento che delle quattro settimane di ferie che si maturano ogni anno due possono essere godute entro 18 mesi dalla fine dell’anno maturazione, molti lavoratori lasciano ferie in sospeso anche nel rapporto di lavoro.
In caso di licenziamento queste ferie in sospeso devono essere tramutate in denaro da parte dei datori di lavoro. Il diritto a monetizzare le ferie, però, in alcuni casi può materializzarsi anche se ci sono dimissioni. Se la mancata fruizione delle ferie deriva dall’astensione obbligatoria per la maternità, l’indennità sostitutiva delle ferie spetta alla lavoratrice. In questo caso tale diritto non sparisce per il solo fatto che a seguito della maternità la lavoratrice ha scelto di dimettersi.
Dopo la misura di sostegno alle mamme lavoratrici si possono monetizzare le ferie. Anche la Cassazione ha stabilito questo, smontando la tesi che vuole la non corresponsione dell’indennità sostitutiva delle ferie per chi si dimette. E così alla fine prenderà soldi al posto delle ferie la dimissionaria dopo i 5 mesi di astensione obbligatoria per maternità.
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