Arriverà la Quota 41 per tutti nel 2024? Verrà introdotta la pensione flessibile a 62 anni con 20 anni di contributi nel 2024? Ci sarà Quota 96 l’anno prossimo? Tutte domande queste che ormai sembrano avere una risposta comune che è “NO”. Perché in soatanza la riforma delle pensioni non vedrà i natali nel 2024, e se li vedrà, questo non sarà prima del 2026. Prenderà 60 euro in più di stipendio a 62 anni chi si trova in una determinata condizione. Vediamo di cosa si tratta.
I conti pubblici, le dotazioni finanziarie della manovra e altre esigente con priorità alta (fisco, cuneo fiscale, bollette), non consentono al governo di portare a compimento il progetto riformatore del sistema pensioni nostrane. E allora ecco che nel 2024 si andrà avanti con le proroghe di Opzione Donna, dell’APE sociale e di Quota 103.
Proroghe delle misure, ecco le novità 2024
Indice dei contenuti
Per Opzione Donna si ragiona su dei correttivi che dovrebbero fare capolino nel pacchetto pensioni della Legge di Bilancio. Proroga ok per Opzione Donna, ma forse sarà cancellato il collegamento dell’età di uscita dal lavoro con la misura, con i figli avuti dalle interessate. Modifiche per Opzione Donna e forse estensione di platea per l’APE sociale, perché potrebbero aumentare le attività di lavoro gravoso che darebbero diritto alla pensione a 63 anni di età. Sulla Quota 103 invece, proroga neutra da cambiamenti e da stravolgimenti. La misura resterà invariata sia come requisiti, che come vincoli, limiti ed opportunità.
Si dovrebbe uscire dal lavoro a 62 anni di età con 41 anni di contributi versati. La pensione con la Quota 103 non sarà cumulabile con i redditi da lavoro (esclusi solo un massimo di 5.000 euro di lavoro autonomo occasionale per anno solare). E non potrà avere un importo più alto di 5 volte il trattamento minimo dell’INPS pari nel 2023 a 563,74. In pratica pensione mai sopra 2.818,70 euro mensili.
Prenderà 60 euro in più di stipendio a 62 anni chi resta al lavoro anche se ha diritto alla pensione 2024
Le due limitazioni dureranno per tutti gli anni di anticipo di pensione e quindi fino ai 67 anni di età, quando il pensionato compie l’età utile alle pensioni di vecchiaia. Ma resterà in vigore anche lo sgravio contributivo per chi, nonostante ha completato i requisiti per la Quota 103, maturando il diritto alla pensione, decide di restare al lavoro. Naturalmente presentando la domanda all’INPS per ottenere lo sgravio della quota contributiva a suo carico durante i mesi di prosecuzione del lavoro a diritto di Quota 103 maturato.
Ogni mese il lavoratore accantona alla pensione futura il 33% dello stipendio lordo. Di questa che è l’aliquota contributiva in vigore del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti INPS (FPLD), il 9,19% è a carico del lavoratore. Con lo sgravio il lavoratore non avrebbe questa trattenuta, ma quel 9,19% resterebbe in busta paga. Stipendio più alto quindi. Un dipendente da 2.000 euro al mese di stipendio, godrebbe così di 60 euro in più in busta paga, come pegno al fatto che nonostante abbia raggiunto i requisiti per la pensione con Quota 103, resta al lavoro.