Alcune condizioni precliniche non si configurano come un vero e proprio stato patologico. Tuttavia, esse possono rappresentare un indicatore di possibili esiti negativi sul funzionamento di alcuni sistemi. Per questo motivo, il semplice prelievo ematico serve a delineare un profilo clinico molto importante sullo stato di salute della persona. A volte si pensa che ad esporre al rischio dei cosiddetti eventi cardiaci avversi maggiori siano esclusivamente i livelli alti di colesterolo e trigliceridi.
Alcune recentissime ricerche scientifiche mostrano che un altro aspetto da non sottovalutare riguarda una condizione preclinica specifica. Difatti potrebbe inaspettatamente preannunciare disturbi cardiaci questo valore alto nel sangue che troppo spesso trascuriamo. Vediamo di seguito cosa dicono gli studiosi in merito.
Quali aiuti economici si possono ricevere in caso di malattia
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Prendersi cura del proprio cuore è un atto che richiede un impegno costante e quotidiano. Per questo in un precedente approfondimento abbiamo spiegato quali valori di colesterolo totale sarebbe meglio non superare secondo le linee guida del Ministero della Salute. In base a quanto dichiara l’Istituto Superiore di Sanità, le malattie cardiovascolari rappresentano attualmente la principale causa di morte nel nostro Paese. Esse infatti sono responsabili di circa il 44% di tutti i decessi e il 28% di questi sono causati da cardiopatia ischemica. I problemi al cuore possono avere un impatto molto forte sulla vita di tutti i giorni e spesso arrivano a cronicizzarsi richiedendo cure e interventi costanti.
Chi presenta una condizione sanitaria invalidante può talvolta richiedere degli aiuti economici allo Stato. Ad esempio, con alcuni problemi al cuore l’INPS paga circa 300 euro mensili per 3 anni a chi presenta domanda e possiede i requisiti economico-sanitari. Relativamente alla verifica del proprio stato di salute, alcuni studiosi hanno messo in evidenza dei dati interessanti.
Potrebbe inaspettatamente preannunciare disturbi cardiaci questo valore alto nel sangue che troppo spesso trascuriamo
Un team di ricercatori statunitensi ha recentemente pubblicato uno studio scientifico per mostrare i risultati della loro ricerca. Essi sono partiti dal dato che il diabete mellito di tipo 2 sia un noto processo infiammatorio e un fattore di rischio per gli eventi cardiaci. Prendendo avvio da questo presupposto, i ricercatori hanno ipotizzato quanto segue: anche una condizione di prediabete potrebbe influire nei processi di infiammazione ed essere un potenziale fattore di rischio per gli eventi cardiaci avversi maggiori.
La condizione di prediabete si configura generalmente per livelli di glicemia nel sangue a digiuno compresi tra 100-125 mg/dl. I dati raccolti interessavano un arco di tempo pari a cinque anni su un campione di circa 120 mila partecipanti. In base a quanto emerso dalle indagini, rispetto ai soggetti con emoglobina glicata normale, nei pazienti con prediabete il rischio di malattie cardiovascolari aumentava. Il prediabete potrebbe essere un potenziale fattore di rischio per l’insorgenza del diabete vero e proprio. Questo dato sottolinea l’importanza di non trascurare condizioni precliniche sia relativamente all’insorgenza della patologia conclamata, sia in merito ai rischio correlati. Sebbene gli studi necessitino di ulteriori dati, tale dato sembra un interessante punto di avvio per future e ulteriori ricerche.
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