Fra le conseguenze che porta con sé l’orribile malattia neurodegenerativa dell’Alzheimer c’è anche la difficoltà di nutrirsi. I pazienti affetti da questo morbo manifestano spesso disturbi dell’alimentazione. Si possono verificare problemi come l’iperoralità, che consiste nel mettere in bocca oggetti come i sassi pensando di mangiarli. Inoltre si possono verificare due sintomi opposti: o l’iperfagia ossia un aumento incontrollato della fame oppure una riduzione dell’appetito. È frequente anche la disfagia ossia la difficoltà a mangiare e deglutire. In questo caso potremo acquistare cibi indicati per disfagici e preparare alimenti il più possibile gelatinosi.
Potrebbe essere d’aiuto nella lotta contro l’Alzheimer e la difficoltà nel mangiare questo semplice complemento d’arredo
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Per quanto riguarda invece la difficoltà di far mangiare il malato, occorre non avere orari. Se il malato avesse fame di notte, dovremmo essere pronti a nutrirlo a qualsiasi ora. Spesso si assiste ad un diniego degli orari consueti di pranzo e cena, mentre i fuori pasto sono i più graditi. Certo può esser snervante nutrire un malato colpito da un morbo simile ma una ricerca ci può aiutare.
L’importanza della Pet Therapy
La pet therapy è riconosciuta come valido aiuto per molte patologie. Fra le malattie per cui risulta più efficace la pet therapy troviamo proprio l’Alzheimer. Siamo abituati a pensare alla pet therapy come all’impiego di animali domestici o di corte, per aiutare psicologicamente gli ammalati. Gli animali più idonei sono i cani, i gatti, gli asini ed i cavalli ma non escludiamo anche altri esemplari del Mondo animale. È il caso di una scoperta ad opera dell’Università dell’Indiana, proprio per agevolare i pasti dei malati di Alzheimer.
La ricerca
Nancy E. Edwards e Alan M. Beck, ricercatori del College of Veterinary Medicine presso la Purdue University in Indiana hanno raggiunto interessanti scoperte. I due statunitensi avrebbero dimostrato come la presenza di un acquario aiuterebbe i malati di Alzheimer a mangiare. Lo studio è stato condotto su un campione di 70 residenti nel reparto dedicato alle malattie neurodegenerative all’interno di 3 strutture di assistenza collocati in due Stati americani. In tutte le strutture era stato introdotto un acquario in ogni zona pranzo comune. Durante lo studio di 10 settimane è stato osservato un aumento totale del 25% dell’assunzione giornaliera di cibo rispetto alle razioni consuete. Questo dato si quantificava in circa 2 etti di cibo in più al giorno. Il peso corporeo degli affetti da Alzheimer è risultato aumentato in media di 2,2 libbre (circa 2 kg) durante lo studio. L’acquario, infatti, sembrerebbe distrarre i pazienti, inducendoli così a rimanere a tavola e mangiare di più.
Abbiamo quindi spiegato perché potrebbe essere d’aiuto nella lotta contro l’Alzheimer e la difficoltà a mangiare questo semplice complemento d’arredo.
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