Il governo Draghi, con l’ultimo decreto Sostegni, ha stanziato ben 150 milioni di euro per risarcimenti e indennizzi per eventuali danni che potrebbero essere stati causati dai vaccini. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, della Lega, ha particolarmente voluto l’introduzione di questa misura.
L’idea è quella di distribuire risarcimenti per chi dimostra di aver avuto un danno dai vaccini anti Covid. La misura prevede che i primi cinquanta milioni dei 150 già stanziati vengano distribuiti nel 2022. I restanti 100 milioni, invece, andranno distribuiti dal 2023. Ma come si farà a calcolare quanto e chi avrà diritto all’indennizzo che potrebbe corrispondere ad un risarcimento di oltre 75.000 euro?
Intanto, la cornice normativa: la Legge 210 del 1992. In questa norma è previsto il riconoscimento di un indennizzo per chi subisce complicazioni irreversibili dalle vaccinazioni obbligatorie e dalle trasfusioni di sangue.
A partire da questa norma si può di certo dire che l’indennizzo è garantito per le categorie oggi obbligate alla vaccinazione. Tra questi i cittadini che hanno compiuto cinquant’anni. Tutti gli altri sarebbero, però, ugualmente protetti da questa normativa. Per questo si deve ringraziare la Corte Costituzionale.
In diverse sentenze, infatti, gli Ermellini hanno equiparato la cosiddetta “raccomandazione”, che le autorità sanitarie fanno per invitare a vaccinarsi, a un vero e proprio obbligo. Non è la prima volta: anche il vaccino anti influenzale inizialmente fu escluso dalla legge 210/1992.
Potrebbe avere un risarcimento di oltre 75.000 euro chi dimostra di aver subito questi danni
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Per richiedere l’indennizzo bisogna seguire una procedura precisa. Le competenze in materia sono in capo alle Regioni, non al ministero della Salute. Questa decisione è in vigore dal 1 gennaio 2001, quindi da ormai più di vent’anni. Ciò vuol dire che la domanda dev’essere presentata presso la propria azienda sanitaria di riferimento.
L’azienda ha poi l’onere di svolgere l’istruttoria, verificare la documentazione presentata e il possesso dei requisiti previsti dalla norma.
Il caso viene valutato da un’apposita commissione medica ospedaliera, che visiterà il paziente interessato e esprimerà il proprio giudizio sull’eventuale infermità. Saranno quindi questi medici a decidere, a seguito di attente analisi, se il danno c’è ed è stato effettivamente causato dalla vaccinazione anti Covid.
Bisogna fare attenzione però, perché il termine per presentare la domanda di indennizzo è di tre anni, calcolati dal momento in cui il paziente risulti avere avuto conoscenza del danno.
Nel caso in cui la commissione valuti positivamente la richiesta, al paziente danneggiato spetterà un assegno una tantum con una somma variabile calcolata secondo quanto definito dalla legge 177 del 1976.
Se invece il paziente dovesse morire per le complicanze risultanti dalla vaccinazione, alla famiglia spetta un risarcimento una tantum di 77.468,53 euro. La somma può essere corrisposta in soluzione unica o con reversibilità per 15 anni. In questo caso, i termini per la richiesta diventano 10 anni dalla data della morte.