A partire da fine 2021 la debolezza del titolo Poste Italiane si è andata confermando sempre più. Anche il recente tentativo di rialzo sul time frame giornaliero ha avuto vita breve. Con la recente chiusura del 29 luglio, poi, Poste Italiane conferma la sua debolezza di medio/lungo termine.
Andiamo, quindi, ad analizzare quelli che potrebbero essere i potenziali obiettivi di medio/lungo termini e i possibili punti di inversione.
Poste Italiane conferma la sua debolezza di medio/lungo termine
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Il titolo Poste Italiane (MIL:PST) ha chiuso la seduta del 29 luglio a quota 8,17 euro, in ribasso dell’1,42% rispetto alla seduta precedente.
Time frame settimanale: le indicazioni dell’analisi grafica
Come si vede dal grafico, la tendenza in corso è ribassista (linea continua) e ha già raggiunto il suo I obiettivo di prezzo in area 8,27 euro. Il fallito tentativo di recuperare questo supporto ormai superato potrebbe portare a un’accelerazione ribassista verso l’obiettivo successivo in area 6,306 euro. La massima estensione ribassista, invece, potrebbe andare a collocarsi in area 4,3444 euro.
I rialzisti potrebbero prendere il controllo della tendenza in corso nel caso di una chiusura settimanale superiore a 8,27 euro. In questo caso la proiezione rialzista (linea tratteggiata) potrebbe prendere forza e dirigersi verso l’obiettivo più probabile in area 9,2 euro. A seguire, poi, l’obiettivo più probabile potrebbe andare a collocarsi in area 10,57 euro. La massima estensione rialzista, invece, potrebbe passare per area 12,03 euro.
La valutazione di Poste Italiane
Se andiamo a valutare il titolo azionario, dal punto di vista dei multipli di mercato risulta essere sottovalutato qualunque sia la metrica utilizzata. Ad esempio, la società gode di interessanti multipli degli utili. Il rapporto prezzo su utili medio del settore di riferimento è pari a 8,9, mentre quello di Poste Italiane vale 6,5. In base a questo indicatore, quindi, le azioni Poste Italiane risultano essere sottovalutate di circa il 25%. L’azienda appare poco valorizzata anche se si considera il valore del suo attivo netto contabile. Inoltre, considerati i flussi di cassa generati dall’attività dell’azienda, la sua valorizzazione è sottovalutata. Infine, il rapporto EBITDA/fatturato dell’azienda è relativamente importante e genera margini elevati al netto di svalutazioni, ammortamenti e tasse. Anche il rapporto tra prezzo e fatturato è molto basso, essendo uguale a 0,30. Un livello molto basso in assoluto e non solo rispetto a quello del settore di riferimento.
Secondo il Price to Book ratio e il fair value, calcolato con il metodo del discounted cash flow, il titolo è in linea con la media del settore di riferimento.
Da non dimenticare come punto di forza del titolo il rendimento del suo dividendo. Allo stato attuale, infatti, il rendimento è del 7,2% e nei prossimi anni è atteso in crescita a oltre l’8,3%.
Secondo quanto riportato sulle riviste specializzate, il giudizio degli analisti è comprare con un prezzo obiettivo che esprime una sottovalutazione di circa il 40%. La stima della sottovalutazione è statisticamente significativa in quanto molto superiore alla dispersione dei valori intorno alla media.
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