Possibilità di pensione a 64 anni da gennaio

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Una via di mezzo tra le tante proposte di flessibilità in uscita che in questi mesi hanno accompagnato il dossier pensioni. È questa la via di una mini riforma delle pensioni che potrebbe essere apparecchiata dal nuovo Governo. E per tutti potrebbe aprirsi la possibilità di pensione anticipata. Nessun obbligo di uscita naturalmente, perché flessibilità vuol dire libera scelta per i lavoratori.

Possibilità di pensione a 64 anni, dunque, ma con inevitabili penalizzazioni. E così ogni lavoratore potrebbe optare per continuare a lavorare o per prendere una pensione prima, ma più bassa.

Possibilità di pensione a 64 anni, una necessità

Da un lato le esigenze dei lavoratori che vorrebbero misure di pensionamento più leggere rispetto a quelle attuali. Da un altro lato la necessità di limitare gli effetti della chiusura di quota 102, dell’APE sociale e di opzione donna il 31 dicembre prossimo. E in mezzo ci sono, poi, le questioni di cassa, col Governo che deve prestare attenzione a limitare la spesa pubblica, non prevedendo misure che alla lunga diventerebbero insostenibili per le già derelitte casse dell’INPS.

Sono i tre argomenti che rendono obbligatorio intervenire sulle pensioni ma usando la testa. E rendono praticamente solo la via dei 64 anni quella che possibilmente può essere aperta a tutti i lavoratori come flessibilità.

Perché le pensioni flessibili non possono non passare da tagli di assegno

In pratica, la flessibilità sarebbe la scelta che un lavoratore può avere al raggiungimento di determinati requisiti, per uscire dal lavoro tra i 64 e 67 anni di età per la pensione di vecchiaia. Infatti, la quota 41 per tutti è troppo onerosa e sarebbe alternativa totale alla pensione anticipata ordinaria.

L’estensione per tutti di opzione donna, partendo dai 58 anni di età come oggi funziona per le lavoratrici, è troppo anticipata per essere sostenibile dal sistema. Meglio, quindi, puntare a una via di mezzo, magari concedendo una via di uscita a 64 anni a tutti, come per chi oggi ha diritto alla pensione anticipata contributiva.

Sono le linee delle penalizzazioni quelle che devono essere scelte dall’esecutivo. Tagli di assegno inevitabili perché è impossibile varare una misura alternativa alla pensione di vecchiaia senza penalità. Di fatto, rendendo la pensione a 64 anni di età non più un’opzione ma una scelta largamente condivisa da tutti.

I tagli lineari per anno di anticipo

Per le due linee di taglio le vie sono sempre le stesse. La prima porta a un ricalcolo contributivo della prestazione, producendo di fatto un taglio piuttosto pesante di assegno per chi opterà per la pensione prima. La seconda via, invece, che è quella che è più volte è stata oggetto di proposte di tecnici ed esperti, è quella del taglio lineare per anno di anticipo.

In pratica, si potrebbe imporre un taglio del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età. In buona sostanza chi sceglierà di uscire a 64 anni perderà il 9%, chi invece lo farà a 65 anni il 6% e così via.

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