Aprire un conto corrente all’estero è stata per anni una prerogativa dei grossi evasori fiscali. Alcuni Stati, infatti, hanno garantito a lungo un totale anonimato ai propri correntisti. In questo modo il conto all’estero rappresentava un porto sicuro per chi evadeva le tasse nel proprio Paese. Per questo motivo nell’immaginario collettivo associamo un conto estero a valigette piene di contanti non dichiarati, insomma a qualcosa di illegale.
Ma portare i soldi all’estero con un conto corrente è legale? Ecco come fare senza infrangere alcuna legge. In realtà aprire un conto all’estero è un processo assolutamente legale, tanto più se la banca ha sede nell’Unione Europea. Negli ultimi anni infatti sono nate diverse banche digitali che offrono i loro servizi in tutta Europa e talvolta anche al di fuori. Oggi è quindi possibile attivare un conto corrente, effettuare degli investimenti o richiedere prestiti in altri Paesi dell’Unione.
Soldi all’estero, perché?
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Un risparmiatore italiano può decidere di aprire un conto corrente all’estero per diversi motivi. Innanzitutto, la maggior parte delle cosiddette neobanche che offrono servizi all’avanguardia a costi ridotti è situata in altri Paesi. Inoltre, un conto risponde alla normativa dello Stato in cui la banca ha sede. Spostare parte dei risparmi consente quindi di beneficiare di migliori servizi ed altri sistemi di garanzia sui depositi. Oltre ad essere più difficilmente aggredibile dai creditori in un’eventuale azione legale. Altre motivazioni possono essere i minori adempimenti burocratici o la necessità di gestire un conto in valuta diversa dall’euro. Un cittadino italiano intenzionato ad attivare un conto corrente all’estero potrà farlo seguendo però le norme del Paese della banca. Norme che nell’Unione Europea sono analoghe a quelle italiane. Il correntista dovrà quindi garantire che il denaro depositato sia di provenienza lecita e che gli eventuali redditi siano tassati nello Stato di residenza.
Portare i soldi all’estero con un conto corrente è legale? Ecco come fare
Certamente aprire un conto in un paradiso fiscale può destare i sospetti del Fisco. La Legge 186/2014 esclude attività di monitoraggio per conti correnti e depositi esteri di valore inferiore a 15.000 euro. I risparmiatori dovranno comunque compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi e pagare l’IVAFE se le giacenze superano i 5.000 euro. L’IVAFE è l’imposta che grava sulle attività finanziarie detenute in altri Paesi ed è pari a 34,20 euro.
L’imposizione fiscale è quindi la stessa prevista per i conti correnti italiani. Un’ulteriore conferma che non esiste alcuna penalizzazione ed al fatto che portare i soldi all’estero con un conto corrente è legale. Ecco come fare: basta un computer. I conti stranieri di maggior interesse sono infatti totalmente gestibili on line e spesso hanno anche un servizio clienti nella nostra lingua. Ricordiamo infine che conti cifrati o anonimi non rientrano in questo approfondimento. E sono spesso ai limiti della legalità