Alla morte di un parente si apre la successione. L’attivo e il passivo del patrimonio del defunto passano ai parenti più stretti e ai soggetti designati nell’eredità. Pochi sanno, però, che l’acquisto della qualità di erede può avvenire sia in modo espresso che tacito. In quest’ultimo caso si ottiene compiendo alcuni atti con valore legale incompatibili con la volontà di rifiutare l’eredità. Tra questi atti ne esiste uno fiscalmente obbligatorio e sempre necessario, da compiere presso l’Agenzia delle Entrate, che non costituisce accettazione tacita dell’eredità. Vediamo quale.
La materia delle successioni ereditarie è complessa e colma di inside legali. Ad esempio esistono molti atti che ormai i giudici considerano accettazione tacita dell’eredità. Infatti, in molti casi gli eredi sono consapevoli di dover porre in essere alcune formalità e redigere alcuni documenti, a seguito della scomparsa di un parente. Pochi sanno, però, che alcuni di questi atti hanno l’effetto di determinare l’accettazione dell’eredità. Infatti, l’articolo 476 del codice civile ci ricorda che si ha accettazione tacita dell’eredità quando il chiamato compie un atto che presuppone la sua volontà di accertare.
La giurisprudenza, nel tempo, ha chiarito quali sono questi atti incompatibili con la volontà di rifiutare l’eredità. Il consiglio è quello di informarsi bene se ancora si è indecisi riguardo l’accettare o meno l’eredità, sugli atti che si vanno a compiere, perchè potrebbe valere accettazione tacita. Importante è sapere che l’accettazione tacita determina la piena confusione tra il patrimonio dell’erede e quello del defunto. Dunque, è diversa dall’accettazione con beneficio di inventario. Quest’ultimo tipo di accettazione può essere utile nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Infatti, se l’erede accetta con beneficio di inventario l’Ente Pubblico non potrà aggredire il suo patrimonio in misura superiore all’attivo di quello del defunto.
L’accettazione tacita
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Un’altra importante accortezza per gli eredi è quella di controllare bene tutti i documenti del defunto. Infatti, questo potrebbe aver lasciato più documenti che valgono come testamento e che potrebbero essere tutti validi, lasciando in eredità beni diversi. Peraltro, come si diceva, i chiamati devono porre molta attenzione agli atti che compiono, soprattutto quando non sono ancora sicuri di volere accettare l’eredità. Tra gli atti obbligatori, a seguito della scomparsa di un parente, pochi sanno che non equivale ad accettazione dell’eredità un documento obbligatorio e fiscalmente necessario. Si tratta della denuncia o dichiarazione di successione.
Parliamo di un atto che, normalmente, i chiamati all’eredità sono obbligati dalla legge a compiere entro 12 mesi dall’apertura della successione. Questo è un atto da compiere nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e serve sostanzialmente a calcolare le tasse dovute allo Stato. A livello pratico è possibile redigere questo atto semplicemente compilando un modulo reperibile presso l’Agenzia delle Entrate.
Pochi sanno che non equivale ad accettazione dell’eredità un documento dell’Agenzia delle Entrate
La Cassazione, con l’importante sentenza 30761 dell’ottobre 2022, ha chiarito un punto molto importante. Secondo i giudici la redazione di questo tipo di atto obbligatorio e fiscalmente necessario non costituisce accettazione tacita dell’eredità. Nel provvedimento citato, infatti, la Cassazione tiene a chiarire che la denuncia di successione costituisce un atto di natura solamente fiscale. Da tale atto, secondo i giudici, non può ricavarsi la volontà tacita di accettare l’eredità. Dunque, i chiamati possono compiere quest’atto con relativa tranquillità, sapendo che la Cassazione non gli attribuisce valore di accettazione tacita dell’eredità.