Si parla di comunione ereditaria quando il defunto lascia più eredi. Questi diventano tutti comproprietari dei beni dell’eredità. Questo significa che divideranno i diritti e gli obblighi che derivano dal patrimonio del defunto. Si pensi al caso in cui il defunto lasci la moglie e dei figli. Tutti questi soggetti diventano comproprietari dei beni dell’eredità. Come noto esistono diversi tipi di successione. Se il defunto lascia testamento abbiamo la successione testamentaria. Grazie al testamento sarà proprio il testatore a decidere, nei limiti di legge, le quota di ciascun erede.
Se, invece, non c’è il testamento oppure è invalido abbiamo la successione legittima. Qui è il codice civile che determina le quote degli eredi. In caso di violazione della quota legittima gli eredi possono tutelare i loro diritti di legge. Il codice civile contiene molte regole che disciplinano la comunione ereditaria. Ad esempio, l’articolo 732 stabilisce che se uno degli eredi vuole vendere la propria quota dell’eredità, gli altri coeredi hanno precedenza sugli estranei per l’acquisto.
Le regole della comunione ereditaria
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Pochi sanno che in caso di scioglimento in base all’articolo 713 del codice civile i coeredi possono sempre chiedere la divisione della comunione. Infatti, ad un certo punto gli eredi potrebbero decidere di voler spartire definitivamente l’attivo e il passivo del patrimonio del defunto. Decidere, dunque, quali beni spettino a chi, nel rispetto delle quote decise dal testatore o dalla legge.
Capita spesso, infatti, che quando ci siano diversi beni nel patrimonio del defunto gli eredi tendano ad accordarsi per dividerli. Questo capita molto spesso quando nell’eredità ci siano beni immobili. Capita che uno degli eredi per assicurarsi quell’immobile impieghi la propria quota e riconosca un conguaglio agli altri.
Pochi sanno che in caso di scioglimento della comunione ereditaria gli eredi potrebbero spartire i beni, anche immobili, pagando pochissime tasse con questo strumento
Bisogna capire, però, se questi accordi costituiscano veri e propri contratti di vendita oppure siano qualcosa di altro. Dalla risposta a questo quesito dipende una questione molto importante, ovverosia il regime fiscale applicato a questi accordi. È la Cassazione a risolvere il problema con l’ordinanza 12366 del 2022. I giudici spiegano che quando i coeredi procedono allo scioglimento della divisione, e ricevono il valore delle quote, si applica una specifica tassazione. In particolare l’aliquota specifica per gli atti di divisione.
Non si applica, invece, l’aliquota per gli atti traslativi. Quest’ultima è molto più onerosa per gli eredi. Il consiglio per gli eredi che procedono allo scioglimento della comunione è quello di utilizzare questi accordi. Infatti, agli eredi conviene accordarsi su quali beni attribuire a ciascuno nel liquidare le quote immediatamente al momento dello scioglimento della comunione. In questo modo si evita la vendita, anche tra gli stessi eredi, e si ottiene un grosso vantaggio fiscale.
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