Quando si decide di entrare nel mondo del lavoro, oppure quando si cambia occupazione, ci sono diversi aspetti da considerare. Bisogna, innanzitutto, scegliere un lavoro che ci piace e che ci dia una sufficiente base economica. In secondo luogo, ci sono una serie di altre considerazioni da fare. Ad esempio, quante ore ci tiene occupati questo lavoro, se ci porta a doverci trasferire da casa, se ci obbliga ad allontanarci dai nostri cari. Questi sono solo alcuni dei fattori da prendere in considerazione quando si sceglie un nuovo impiego.
Uno di questi fattori, spesso sottovalutato, o non preso in considerazione con la giusta attenzione, è l’analisi del datore di lavoro e dell’ambiente di lavoro. Infatti, se l’ambiente di lavoro e il datore di lavoro non sono compatibili con il nostro modo di essere o di pensare, anche il miglior lavoro può diventare pessimo. I rapporti umani, infatti, sono spesso l’elemento che fa la vera differenza in quasi tutti i contesti.
Pochi sanno che il datore di lavoro rischia la reclusione e un grosso risarcimento del danno se manca di rispetto al dipendente in questo modo
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Il codice civile prevede una serie di obblighi sia per il datore di lavoro che per il dipendente. E la legge sanziona in maniera pesante la loro violazione. In particolare, si è occupata della questione la Cassazione, con la sentenza 359 del 2022. Con questo provvedimento i giudici hanno spiegato che il demansionamento crea un danno irreparabile alla dignità del lavoratore.
I giudici hanno voluto rimarcare che ci sono dei comportamenti del datore di lavoro assolutamente vietati dalla legge. E che si traducono in mancanze di rispetto così gravi da tramutarsi in veri e propri reati. Infatti, ad alcune condizioni il demansionamento viene considerato mobbing. In Italia il mobbing viene punito dal codice penale come atto persecutorio e si rischiano più di 6 anni di reclusione. Non solo, anche ove il demansionamento non fosse sufficiente a provare il mobbing, il lavoratore avrebbe, comunque, diritto al risarcimento.
Infatti, la Cassazione spiega che il demansionamento lede la dignità e la professionalità del lavoratore. Lo stesso codice civile prevede che il dipendente ha il diritto di essere adibito alle mansioni per cui è assunto. Pochi sanno che il datore potrebbe andare incontro a questi problemi. I giudici, infatti, spiegano che se il datore di lavoro viola questo diritto, articolo 2103 codice civile, nasce il diritto del dipendente ad un grosso risarcimento.
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