Quando si conclude un matrimonio gli ex partner devono affrontare molti problemi, tanto di natura affettiva quanto economica. Li aspetta una nuova vita separati. Quanto ai problemi affettivi, a parte l’interruzione del rapporto con l’ex coniuge, si pensi agli accordi per l’affidamento dei figli. Riguardo al lato economico, gli ex coniugi devono pensare appunto alle spese per il mantenimento dei figli. Devono decidere riguardo all’attribuzione della casa familiare. Non solo, ma anche all’attribuzione dell’eventuale assegno divorzile o di mantenimento.
Quando non lo facciano da soli, può intervenire il giudice, che può decidere su tutte queste controversie. Per quanto riguarda più specificamente l’assegno divorzile e l’assegno di mantenimento, bisogna, prima di tutto, osservare che non sono la stessa cosa. Molti, infatti, credono che assegno divorzile e assegno di mantenimento siano sinonimi, in realtà sono diversi e hanno funzioni diverse.
Assegno divorzile e assegno di mantenimento
Indice dei contenuti
Pochi sanno che è da questo preciso momento che la legge impone al coniuge separato di riconoscere all’altro l’assegno di mantenimento. Per verificare, però, quale sia questo momento occorre prima capire cosa siano l’assegno di mantenimento e quello divorzile. L’assegno divorzile ha visto la sua funzione evolversi nel tempo. Prima serviva a far mantenere all’ex coniuge lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio. Oggi, invece, costituisce una sorta di compensazione per gli sforzi fatti dal coniuge economicamente debole, che ha rinunciato alle proprie aspettative professionali in favore della famiglia.
L’ex coniuge ha diritto all’assegno divorzile in caso appunto di divorzio. Mentre la legge gli attribuisce l’assegno di mantenimento in caso di separazione. Dunque, nel primo caso abbiamo la fine del matrimonio, nell’altro la separazione. Oltre a questo, un’altra importante differenza riguarda la quantificazione. La giurisprudenza ha spiegato i presupposti e come si quantifica l’assegno divorzile. In sostanza, non si guarda al tenore di vita, ma alla compensazione degli sforzi fatti dal partner economicamente debole in favore della famiglia.
Pochi sanno che è da questo preciso momento che il coniuge separato deve pagare l’assegno di mantenimento al vecchio partner
L’assegno di mantenimento, invece, proprio perché non abbiamo la fine del matrimonio, viene quantificato facendo riferimento al tenore di vita. L’articolo 156 codice civile richiede, infatti, che esista il rapporto matrimoniale e tutti i suoi obblighi. Proprio per questo la quantificazione si basa, ancora oggi, sul tenore di vita tenuto nel matrimonio.
La Corte di Cassazione con la sentenza 14281 del 2022 ha chiarito un aspetto importante sul tema. Ha spiegato, infatti, quale sia il momento esatto da cui il coniuge separato deve all’altro l’assegno di mantenimento. L’assegno di mantenimento spetta all’ex partner dal momento della domanda al giudice. Non spetta da quando finisce il processo che glielo attribuisce, ma molto prima, dal momento, cioè, in cui l’interessato lo chiede formalmente al giudice. Questo significa che il coniuge separato alla fine del giudizio che gli riconosce l’assegno, avrà diritto anche agli arretrati a partire dall’inizio del processo.
Approfondimento
Ecco se è possibile rinunciare all’assegno di mantenimento per ottenere l’assegno sociale