Si pensa comunemente che sarà la vecchiaia a portare la perdita di alcune abilità mentali e a rallentare la funzionalità cerebrale. Ma i disturbi neurologici non sempre assecondano il naturale processo di invecchiamento. Ciò significa che malattie mentali come demenza e morbo di Alzheimer potrebbero insorgere anche con largo anticipo. Del resto forse sta precipitando nella demenza il cervello che non riesce in questo test di orologi e soldi. Ma anche nella vita quotidiana si possono iniziare a riscontrare alcune difficoltà legate alla mancanza di concentrazione.
Potrebbe succedere con sempre maggiore frequenza di non ricordare un nome o un evento recente. E non sempre è l’anzianità che provoca l’esaurimento di memoria e lucidità mentale ma questi killer delle cellule neuronali. In alcuni soggetti i primi segni di decadimento cognitivo sono infatti riscontrabili addirittura prima della mezz’età.
E probabilmente pochi sanno che cali di udito e amnesie già prima della vecchiaia potrebbero dipendere da quest’insospettabile abitudine. Ci sono infatti diversi fattori che solitamente concorrono all’insorgenza di malattie mentali e disturbi della memoria. E non si deve escludere che oltre allo stress questi comunissimi farmaci possono causare demenza precoce e memoria altalenante anche nei più giovani. Del resto è aumentato in misura esponenziale il consumo di alcune categorie di medicinali che spesso non richiedono neanche la prescrizione medica. Potrebbe pertanto accadere che già molto prima di arrivare all’età pensionabile facciano capolino alcuni importanti segnali di depauperamento neuronale.
Pochi sanno che cali di udito e amnesie già prima della vecchiaia potrebbero dipendere da quest’insospettabile abitudine
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Spesso si sottovaluta l’importanza che le relazioni sociali hanno sul nostro benessere fisico e psichico. Non si tiene conto di quanto la tendenza ad isolarsi possa incidere negativamente sulla conservazione di un buono stato di salute. Recenti studi hanno infatti rilevato uno stretto legame fra la solitudine, la disabilità uditiva e l’isolamento sociale. I ricercatori hanno infatti studiato l’effetto della solitudine su individui di età pari o superiore a 50 anni.
Si è potuto così rilevare che riportavano punteggi di memoria episodica più bassi propri i soggetti maggiormente esposti all’isolamento. Gli studiosi hanno inoltre registrato, oltre a disturbi di concentrazione e di memoria, anche un peggioramento dell’udito. Ne consegue che chi acquisisce l’abitudine ad isolarsi e ad evitare le occasioni di socializzazione potrebbe sperimentare un precoce invecchiamento neuronale. Di qui l’importanza di smantellare la pericolosa tendenza all’isolamento e alla solitudine per mantenere attivo cervello e memoria.