La cucina mediterranea, oltre a proporre tantissimi piatti a base di terra, è famosa anche perché offre squisiti prodotti del nostro mare. I pesci e i frutti di mare rappresentano, infatti, un alimento molto prezioso a livello nutrizionale, ricco di proteine, vitamine, sali minerali e omega 3.
Sia in casa che al ristorante potremmo scegliere una vasta gamma di tipologie, a seconda della stagione e del periodo di pesca.
Tra i molluschi con conchiglia più diffusi e appetitosi ci sono le cozze, le vongole, le telline, le capesante, le ostriche e i tartufi di mare. Sono esemplari che in tavola arrivano anche al naturale, crudi, oppure sotto forma di condimento della pasta, di zuppa o al forno.
L’impostante è fare attenzione alla quantità, qualità e alla freschezza per non incorrere a indigestioni o intossicazioni.
Pessime notizie per chi ama questo mollusco simile alle vongole perché fonte di colesterolo e potrebbe aumentare il rischio di infarti e ictus
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Sebbene siano fonte di potassio e calcio, alcune specie più di altre, in molti casi potrebbero contenere anche un’elevata quantità di colesterolo, dannoso per le nostre arterie e per la salute cardiovascolare.
Spesso non ne siamo consapevoli e pensiamo che questi ghiotti alimenti marini non possano metterci a rischio, dal punto di vista nutrizionale.
Nonostante ricchi di magnesio, zinco, ferro e proteine, ad esempio, i facolari potrebbero essere anche dannosi se consumati in grande quantità. Sono molto buoni, potrebbero anche promuovere un corretto funzionamento della tiroide, promuovendo la formazione delle ossa e dei muscoli.
Tuttavia, ci sono pessime notizie per chi ama questo mollusco e vorrebbe mangiarlo senza limite, in quanto l’alta concentrazione di colesterolo aumenterebbe il rischio di patologie importanti.
Potrebbe, infatti, scatenare dei trombi, a causa delle placche aterosclerotiche, o possibili ictus o infarti. Questo vuol dire che dovremo fare particolare attenzione alle eventuali abbuffate, soprattutto se abbiamo dei valori già alti.
L’apporto massimo da non superare, come indicato nelle linee guida del Ministero della Salute, varia tra i 200 e 300 mg, a seconda dello stato di salute.
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