Sbagliando molti credono che una volta andati in pensione nessun adempimento andrà più fatto. Purtroppo però questa specie di credo popolare è quanto di più sbagliato ci sia. Le pensioni, anche se contributive e quindi figlie di contributi versati e lavoro effettivamente svolto, spesso non sono vita natural durante.
Ci sono casi in cui la prestazione può essere sospesa, revocata e persa per sempre da parte dei contribuenti. Ci sono almeno 3 motivi per cui una pensione può essere stoppata dall’INPS e spesso questo dipende da marchiani errori degli stessi pensionati.
Perderà la pensione chi commette uno di questi errori e non presenta domanda all’INPS anche se già pensionato
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Ci sono tante misure pensionistiche che costringono un pensionato a rispettare determinati obblighi per continuare ad essere pagato dall’INPS. Per esempio, le pensioni con le quote prevedono un vincolo abbastanza chiaro ma spesso sottovalutato. Le pensioni con Quota 100, Quota 102 e Quota 103 oltre ad essere delle misure che prevedono la cessazione dell’attività lavorativa di un contribuente, hanno un vincolo ben più rilevante. Parliamo del divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi derivanti dalla prestazione pensionistica.
Infatti chi ha preso o prenderà la pensione con una di queste misure, non può arrotondare il proprio reddito con attività lavorative diverse da quelle collegate al lavoro autonomo occasionale. E fino al tetto massimo di 5.000 euro annui. In caso di ritorno al lavoro, come dipendente o in qualsiasi altra forma differente da quella prima citata, la prestazione è bloccata d’ufficio dall’INPS. Ed il pensionato potrebbe essere chiamato a restituire i soldi all’INPS per le mensilità di pensione presa nello stesso anno solare del ritorno in attività.
Gli altri errori comuni
Un altro errore comune che molti pensionati commettono è quello di non presentare il modello RED. Si tratta di un adempimento obbligatorio a cui sono assoggettati tutti i pensionati che hanno una parte del loro trattamento pensionistico collegato al reddito o godono di prestazioni per invalidità.
Il modello RED va presentato intorno al mese di febbraio ogni anno, soprattutto da soggetti che non sono tenuti alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi all’Agenzia delle Entrate. Il perdurare dell’omessa dichiarazione RED durante la consueta campagna annuale INPS, porta lo stesso Istituto a bloccare la pensione di un contribuente. A volte solo per la parte collegata al reddito, ma spesso anche per l’intero trattamento. Ed anche in questo caso sovente l’INPS chiede la restituzione delle somme percepite nei mesi precedenti dal pensionato,
Infine, un errore che ultimamente molti pensionati commettono è quello di considerare l’APE sociale come una pensione e soprattutto come un trattamento definitivo. Invece si tratta di un assegno ponte che accompagna il lavoratore alla pensione di vecchiaia. Si sfrutta a partire dai 63 anni di età e dura fino al raggiungimento dei 67 anni. Pertanto dal mese successivo rispetto a quello in cui il titolare dell’APE sociale compi 67 anni, la prestazione viene bloccata. E per continuare ad essere “pensionato”, l’interessato deve presentare domanda di pensione di vecchiaia. Perderà la pensione chi commette l’errore di non presentare domanda all’INPS.