Perchè molti dovrebbero andare in pensione a 60 anni e non a 67: tu sei fra queste persone?

Perchè molti dovrebbero andare in pensione a 60 anni e non a 67-Pasquale Tridico INPS-proiezionidiborsa.it

Se ormai è praticamente sicuro che la riforma delle pensioni slitterà, mettere mano al sistema è ancora una priorità. Perfino la Premier Giorgia Meloni ha dichiarato che soldi disponibili per riformare il sistema previdenziale italiano non ce ne sono al momento. Significa che tutto è rimandato a data da destinarsi. Anche perché la maggioranza di Governo ragiona sul lungo termine dei 5 anni.

Una legislatura dura un quinquennio e quindi, il capitolo pensioni con questo Governo resta una priorità. La conferma arriva da Claudio Durigon, che in una intervista ha rasserenato quanti forse erano rimasti delusi da questa situazione. Parliamo di quanti attendevano buone nuove e misure idonee al superamento della Legge Fornero.

Perchè molti dovrebbero andare in pensione a 60 anni e non a 67

Secondo Claudio Durigon lavorare fino a 67 anni di età è una esagerazione per molti lavoratori che svolgono determinate attività. Tradotto in termini pratici, ciò che ha sostenuto pochi giorni fa Pasquale Tridico, che ha dichiarato che la Legge Fornero non va cancellata, non è giusto. Almeno per il noto esponente della Lega, ex Onorevole ed attuale Senatore della Repubblica in forza al Carroccio.

Il ragionamento verte anche sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali, altra nota dolente dl sistema lavoro in Italia. Le persone che a 65 anni si trovano senza i contributi necessari per poter andare in pensione, sono costretti a lavorare fino ai 67, aumentando il rischio di farsi male o ammalarsi. Anche le insegnanti, sempre secondo il Senatore, oltre i 60 anni di età non dovrebbero più restare in cattedra. E allora ecco che bisogna proseguire sulla strada delle riforme. Perché qualcosa negli ultimi anni si è mosso già.  Perchè molti dovrebbero andare in pensione a 60 anni e non a 67, ha una possibilità in futuro, anche se resta difficile.

Cosa bolle in pentola per la riforma delle pensioni

Prima la Quota 100, poi la Quota 41 per chi ha compiuto almeno 62 anni di età (Quota 103, ndr). Sono le misure che di fatto hanno preparato il campo alla Quota 41 per tutti. Il cavallo di battaglia della Lega infatti continua ad essere l’obbiettivo del Governo entro fine legislatura. Con Quota 41 per tutti il Governo concederebbe la possibilità di andare in pensione a quanti, senza limiti di età completano 41 anni di contributi versati. La sostenibilità economica della misura per le casse dello Stato oggi non permette il varo della stessa. In futuro però si cercano soluzioni. Magari introducendo alcune penalizzazioni di calcolo della pensione per qualcuno. Come per esempio un ricalcolo contributivo della prestazione o una penalizzazione crescente in base agli anni di anticipo rispetto ai 67 anni di età.

Tra le ipotesi di riforma delle pensioni però la Quota 41 per tutti non è l’unica che è sul tavolo dell’esecutivo. Per esempio si ragiona su una pensione a 64 anni di età con il contributivo. In pratica verrebbe estesa la pensione anticipata contributiva anche a chi rientra nel sistema misto perché ha iniziato a lavorare prima del 1996. Ma non può non essere considerata la proposta che fece tempo fa proprio il Presidente dell’INPS prima citato. Il Presidente Tridico propose una pensione a partire dai 62 o 63 anni di età con la liquidazione in due quote. La prima quella contributiva a 62-63 anni di età mentre la seconda con ricalcolo retributivo, a partire dai 67 anni. Come evidente un cantiere ancora aperto di cui presto potremmo avere novità.

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