Ci avviciniamo verso la fine dell’anno e i lavoratori pensano a come usciranno dal mondo del lavoro (qui una possibile proposta). Quota 100, infatti, da gennaio non ci sarà più e si cercano altre forme di pensioni anticipate, possibili e percorribili.
Nelle ultime ore si sta facendo strada la proposta di Quota 97, in un certo senso una variante di Quota 100. Prevede una penalizzazione sul vitalizio e precisi criteri per accedervi. Per ora si tratta di un’idea, ma per la pensione anticipata, Quota 97 invece di Quota 100 sarà più conveniente per il lavoratore?
Ci avviciniamo all’addio di Quota 100
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Dal 2019 a tutto il 2021 è operativa Quota 100, l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per i lavoratori che rispettano due requisiti. Ossia avere un’età anagrafica minima di 62 anni e 38 anni di contributi (sommati, appunto, fanno 100). Questi requisiti minimi vanno rispettati insieme.
Non prevede penalizzazioni sul vitalizio, tranne quella legata al fatto che si va in pensione con un minore montante contributivo. Abbiamo già visto quali sono i lavoratori più penalizzati dalla fine di Quota 100 e che sperano nella proroga.
In cosa consiste Quota 97 e sarà ancora più conveniente per il lavoratore?
La nuova proposta si chiama Quota 97 e prevede la possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro, fino ad arrivare alla pensione di vecchiaia. Spetta, infatti, al lavoratore decidere se continuare a lavorare o ritirarsi prima dall’occupazione.
Il limite anagrafico dei 62 anni di età resterebbe invariato, cioè uguale a quello di Quota 100. Il vantaggio, invece, sarebbe legato agli anni di contribuzione minima per potervi accedere. Non più 38, bensì 35 anni di contributi minimi: potrebbe sembrare più vantaggioso, quindi.
Tuttavia, la proposta di Quota 97 prevede una penalizzazione sul vitalizio, variabile in funzione dell’età anagrafica in cui si sceglie di accedervi. Cioè tra i 62 e i 66 anni di età ci sarebbe una penalizzazione diversa sull’assegno pensionistico.
Sempre secondo questa proposta, il taglio dell’assegno dovrebbe funzionare così:
- il 10% se l’uscita dal mondo del lavoro è a 62 anni di età (Quota 97);
- l’8% se l’uscita dal mondo del lavoro è a 63 anni di età;
- il 6% se l’uscita dal mondo del lavoro è a 64 anni di età;
- il 4% se l’uscita dal mondo del lavoro è a 65 anni di età;
- il 2% se l’uscita dal mondo del lavoro è a 66 anni di età.
Per la pensione anticipata, Quota 97 invece di Quota 100 sarà più conveniente per il lavoratore?
Ripetiamo che al momento si tratta soltanto di una delle tante proposte che si sono affacciate in Parlamento: andrà in porto? Al momento non è dato saperlo.
L’INPS e il Governo da un lato, e i cittadini dall’altro, faranno i rispettivi calcoli. Secondo le indiscrezioni, per le casse dello Stato una simile misura sarebbe ancora più gravosa di Quota 100. Ma la riforma delle pensioni non potrà essere fatta a debito, e Quota 97 rischia di pesare sui conti dell’INPS.
Con Quota 97 molti più lavoratori avrebbero l’opportunità di andare via in pensione a 62 anni di età. Gli anni di contributi, infatti, scenderebbero a 35, dai vecchi 38. L’unica valutazione da fare riguarderebbe solo l’assegno più basso.
Tuttavia, si tratterà di scegliere tra un 10% (massimo) di vitalizio perso contro l’opportunità di ritirarsi dal lavoro 5 anni prima (i 67 anni per la vecchiaia). Ogni lavoratore, siamo certi, farà le sue opportune valutazioni e troverà la migliore soluzione al dilemma.
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