Dalla Quota 41 al ripristino di Quota 100, passando per il ritorno in auge dello scalone della riforma Fornero. Ad oggi, infatti, tutto è possibile per l’accesso alla pensione a partire dal prossimo anno. Ed in particolare per quel che riguarda le misure di pensionamento anticipato per le quali l’incertezza regna davvero sovrana.
E questo perché, con la caduta dell’Esecutivo a seguito delle dimissioni del premier Mario Draghi, i tavoli di confronto sulla riforma delle pensioni tra il Governo ed i Sindacati sono finiti in un binario morto. Al punto che ora non si esclude una vera e propria corsa al pensionamento anticipato da parte di chi, avendo maturato i requisiti, potrà farlo entro il 2022.
Per la pensione anticipata nel 2023 saranno decisive le elezioni politiche
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Nel dettaglio, per l’anno in corso ci sono varie opzioni esercitabili per il ritiro anticipato dal lavoro. A partire dalla Quota 102, con 38 anni di contributi previdenziali versati e con 64 anni di età. Ma c’è anche l’Ape Sociale a 63 anni e l’Opzione Donna a 58 anni oppure a 59 anni, rispettivamente, per le lavoratrici dipendenti e per le lavoratrici autonome.
Per la pensione anticipata nel 2023, invece, ad oggi nulla si può dire. Basti pensare che, per esempio, la Quota 102 è stata introdotta dal Governo Draghi solo per l’anno corrente. In sostituzione della Quota 100 che è decaduta alla fine dello scorso anno. Dopo un triennio sperimentale con luci e ombre.
Come cambieranno le pensioni dopo le elezioni politiche di settembre
Di conseguenza, il colore del prossimo Governo italiano sarà la chiave per capire come saranno le pensioni nel 2023. Per esempio, il centrodestra punta ad una riforma profonda delle pensioni, sebbene ancora non sia chiaro come e dove si troveranno le coperture finanziarie. Perché la spesa previdenziale deve essere necessariamente in equilibrio al fine di poter pagare gli assegni a tutti i cittadini aventi diritto.
A partire da Matteo Salvini, il leader della Lega, che senza tanti fronzoli propone la cancellazione della Legge Fornero. Al fine di fare spazio non solo al ripristino della Quota 100. Ma anche all’introduzione della Quota 41 che, tra l’altro, è una misura che piace pure ai Sindacati. Per andare in pensione con 41 anni di contributi versati e senza altri requisiti da rispettare.
Ed il tutto senza dimenticare la recente proposta del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi non per chi deve andare in pensione, ma per chi l’assegno INPS già lo prende. In quanto l’ex premier punta ad innalzare le pensioni minime in Italia a 1.000 euro al mese. Per tredici mensilità.
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