Cambiamenti in arrivo per il reddito di cittadinanza, sia per chi già ne beneficia che per chi dovrà presentare domanda nel 2023. Il Governo Meloni ha deciso di mettere mano al sussidio. Ma i cambiamenti che ne verranno penalizzeranno una importante platea di beneficiari con tagli che come vedremo, sono abbastanza netti e particolari.
Cambiare la misura è l’obiettivo che il Governo ha fissato nell’immediato, per preparare il campo alla sostituzione del reddito di cittadinanza a partire dal 2024. Ma cosa cambia e perché cambi, o ancora, perché perfino Bankitalia critica la decisione sono argomenti da approfondire attentamente.
Per il 20% dei beneficiari del reddito di cittadinanza il 2023 sarà l’anno della svolta in peggio
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Il cambiamento di rotta sul nuovo reddito di cittadinanza del Governo Meloni è evidente. Lo prenderanno normalmente solo le famiglie al cui interno ci sono invalidi, minori o over 60. Per gli altri, ovvero per i cosiddetti occupabili, cioè persone tra i 18 ed i 60 anni non compiuti, solo 8 mesi di sussidio. In più con l’obbligo di frequentare i corsi di formazione e qualificazione indetti dai Centri per l’Impiego. Ed ancora, decadenza immediata dal beneficio per chi non frequenta i corsi o per chi rifiuta anche una sola offerta di lavoro congrua. Compresa la convocazione per i lavori socialmente utili alle dipendenze del proprio Comune di residenza, che adesso viene estesa a tutti i beneficiari attivabili al lavoro e non solo ad 1/3 come in passato.
Le critiche alle novità sul sussidio
Per il 20% dei beneficiari del reddito di cittadinanza sarà profondamente diverso ciò che si prenderà. Quasi 850.000 persone subiranno una riduzione ingente del sussidio, e sono dati dell’ISTAT sul reddito di cittadinanza che fanno molto discutere a tal punto che perfino Bankitalia ha criticato le novità introdotte. La riduzione della durata da 18 a 8 mesi per gli occupabili è ciò che l’Istituto di Statistica ha messo in luce come riguardante 846.000 soggetti. Il taglio riguarderà soprattutto famiglie composte da poche persone, singoli e NEET, ovvero giovani che non studiano, non lavorano e nemmeno cercano lavoro, e che hanno una età compresa tra i 18 ed i 30 anni non ancora compiuti. La riduzione di durata significa riduzione dell’importo del sussidio per questi soggetti.
Ed è il primo passo verso il vero obiettivo del Governo che è la cancellazione definitiva per tutti del sussidio. Ma sostituendolo con altre misure per quelli più fragili, cioè i soliti nuclei familiari con invalidi, minorenni o anziani. Si parla di una misura tutta nuova, che potrebbe essere chiamata reddito di sussistenza. Ma ci sarebbero indiscrezioni che vogliono il ritorno del REI, cioè del reddito di inclusione, che era la misura che ha preceduto il reddito di cittadinanza. Misure che avranno sempre nell’ISEE il fattore determinante, ma che non riguarderà la generalità delle persone come adesso fa il reddito di cittadinanza.