La macchina del Fisco italiano sta diventando sempre più rigida e forte nei confronti dei contribuenti. I controlli dell’Agenzia delle Entrate sono sempre più particolareggiati e ricchi gli strumenti. All’aumento di questi controlli, si affiancano regole e normative che, se disattese, mettono a rischio i contribuenti. L’obbligo di pagamenti tracciabili, la lotta all’uso del contante, la fatturazione elettronica e tutte le altre misure anti evasione che il Governo ha varato, finiscono con l’aumentare il rischio di accertamenti per molti contribuenti. Pochi sanno però che possono rischiare controlli anche se seguono alla lettera ciò che Leggi impongono e non necessariamente per loro colpa.
Per colpa di questi acquisti pagati in contanti e del negoziante l’Agenzia delle Entrate colpirà questo sfortunato contribuente
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Il principale strumento utilizzato dal Fisco per controllare i contribuenti sono le varie banche dati. Infatti con l’incrocio dei dati dei contribuenti, l’Agenzia delle Entrate ha vita facile nel mettere sotto osservazione redditi, patrimoni, ricavi e spese. Il connubio di tutti questi dati può mettere in luce alcune anomalie che finiscono per causare un controllo per un contribuente. Finire sotto la lente di ingrandimento del Fisco è piuttosto facile.
Sostanzialmente sono tre gli strumenti che il Fisco ha in mano per controllare i contribuenti. Ci sono le banche dati patrimoniali, cioè quelle che riguardano gli immobili e le auto. Tra le banche dati che vengono controllate ci sono il catasto e il PRA. Il primo riguarda case e terreni, il secondo le auto. Un altro strumento è l’anagrafe dei conti correnti, dove vengono registrate tutte le operazioni in entrata e in uscita di ogni singolo contribuente. Infine c’è il redditometro che mette in luce i redditi dichiarati da un contribuente e le spese sostenute, o almeno quelle tracciabili. È naturale che tutti i dati di tutte queste banche dati devono essere in linea tra loro, perché anche chi sperpera i propri soldi deve dimostrare da dove provengono e come vengono spesi.
Bisogna stare attenti alle fatture di acquisto
È evidente che un contribuente ogni qualvolta acquista qualcosa pagando con carta di credito e bonifici muove diverse banche dati. Acquistare un auto in concessionaria per esempio muove i propri dati nel PRA (Pubblico registro automobilistico), nello spesometro e nell’ anagrafe dei conti correnti per via del bonifico. Se l’acquisto è avvalorato da una dichiarazione dei redditi corposa, nessun rischio.
Diverso il caso di chi ha dichiarato poco e deve giustificare un acquisto, se non di un’auto, magari di un gioiello. Una delle cose che finiscono all’ Agenzia delle Entrate sono le fatture. La cosa a cui prestare attenzione nel momento in cui si acquista qualcosa è l’emissione della fattura. Capita spesso infatti che anche se non richiesta al negoziante quest’ultimo emetta fattura. Ogni qualvolta per un acquisto un negoziante chiede i dati dell’acquirente, ipoteticamente lo fa per emettere fattura. È un acquisto con fattura anche se pagato in contanti finisce nella banca dati del Fisco. Per colpa di questi acquisti fatturati quindi, nonostante i pagamenti in contanti, i rischi sono sempre elevati.
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