Versare i contributi per la pensione, a volte, sembra uno spreco di denaro visto che il diritto alla quiescenza è sempre più difficile da raggiungere. E visto che, con il sistema contributivo, l’assegno previdenziale spettante non risulta essere, poi, così alto. Ma per chi incrementa la propria pensione pagando contributi volontari c’è un’agevolazione di cui, molto spesso, non si tiene conto. E lo stesso vale per i lavoratori autonomi che versano da soli i propri contributi. Per chi versa contributi per la pensione c’è diritto alla deduzione totale dell’onere. Scopriamo come funziona.
Deduzione contributi volontari
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Molto spesso si decide di versare contributi volontari per arrivare al diritto alla pensione. O per aumentarne l’importo, ma anche per integrare periodi in cui si lavora part time e avere, quindi, l’anno contributivo completamente coperto. In ogni caso versare i volontari è una spesa non indifferente per il cittadino.
Quello che non tutti sanno, però, è che per chi versa i contributi volontari è possibile fruire della totale deduzione fiscale nel modello 730 (o Redditi PF). Indicando nel rigo “Contributi previdenziali e assistenziali” l’onere sostenuto nell’anno di imposta precedente, si avrà diritto alla deduzione dell’intero importo dal reddito complessivo. E questo significa una riduzione delle tasse da pagare.
La deduzione spetta anche per contributi da riscatto, da ricongiunzione e per l’onere sostenuto per eventuali familiari a carico.
Per chi versa contributi per la pensione c’è la deduzione
Ma cosa accade al lavoratore autonomo che versa da solo tutti i propri contributi? Per chi esercita la libera professione o lavora con Partita IVA, infatti, non c’è nessuno che versa i contributi obbligatori. E deve, quindi provvedere da solo ai versamenti alla cassa professionale o nella Gestione Separata INPS. O, nel caso dei commercianti, nel Fondo per artigiani e commercianti.
Anche in questo caso l’onere sostenuto per tutti i contributi previdenziali versati è completamente deducibile dal reddito imponibile. E, anche in questo caso, l’IRPEF (o l’imposta sostitutiva) da versare sarà considerevolmente ridotto.
Esempi pratici e simulazioni
Prendiamo l’esempio di un lavoratore autonomo che, con regime forfettario, ha un reddito imponibile di 30.000 euro. Le tasse da versare vanno calcolate sull’aliquota applicata che varia dal 5 al 15%.
Con il regime dei minimi al 5% dovrebbe pagare un’imposta di 1.500 euro. Se rientra nel regime al 15% l’imposta dovuta è di 4.500 euro. Supponiamo, però, che nell’anno di imposta precedente abbia versato 3.700 euro di contributi. Il reddito imponibile diventa di 26.300 euro. E cambia anche l’imposta da corrispondere. 1.315 euro nel caso paghi con aliquota al 5%, 3.945 euro nel caso paghi con aliquota al 15%.
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