Spesso, quando si conosce qualcuno di nuovo, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: “Avrò fatto una buona impressione?”.
È un dubbio legittimo che parecchie persone si pongono. Molti si rivolgono alla psicologia, molti altri a trucchi di programmazione neuro linguistica. In modo particolare, quest’ultima tecnica è un insieme di varie discipline codificate in una pseudoscienza che dovrebbe, secondo i suoi ideatori, riuscire a modificare l’opinione e le idee dei propri interlocutori.
Ma se venisse fuori che si può sapere in anticipo chi risulta simpatico e chi antipatico a un primo sguardo?
Ad esempio, in un colloquio di lavoro, sarebbe fantastico sapere prima del tempo se si risulterà piacevoli o meno al responsabile dell’azienda. Sarebbe un vantaggio incredibile.
Ebbene, per capire come piacere alle persone, presto potrebbe essere sufficiente sottoporsi ad un semplice test.
Attenzione, non quei giochetti che spesso si trovano sui social. Qui si parla di un vero algoritmo informatico, di un’intelligenza artificiale sviluppata in una ricerca seria di un’università americana. Lo studio è stato condotto dallo Stevens Institute of Technology nel New Jersey. Al lavoro hanno collaborato anche le Università di Princeton e Chicago. Ma come funziona questa nuova tecnologia?
Per capire come piacere alle persone non servono trucchi psicologici ma oggi c’è un nuovo metodo per farsele amiche
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Di base è molto semplice e funziona come un vero cervello. L’algoritmo è in grado di ricavare, anche da una semplice fotografia, una serie di informazioni in pochissimi istanti. Non c’è bisogno di nessuna interazione: il cervello elettronico può riconoscere ciò che gli serve solo da un’immagine.
Mentre gli esseri umani fanno quest’azione in maniera istintiva, un computer ha bisogno di essere istruito a farlo. Servono istruzioni precise su cosa andare a cercare e come interpretarlo. L’algoritmo dev’essere addestrato: per questo i ricercatori hanno chiesto a diverse centinaia di persone di fornire la loro prima impressione su circa mille volti generati al computer.
In base ha diversi criteri hanno classificato le immagini. Le risposte, così raccolte, sono state poi inserite in un database su cui è stato costruito l’algoritmo, in grado di attingere a queste informazioni e restituire un responso immediato.
È interessante notare il fatto che questo tipo di studio sia anche un esempio di come le persone spesso utilizzino degli stereotipi e dei preconcetti per giudicare chi hanno davanti, senza sapere nulla del proprio interlocutore.
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