Per andare in pensione anticipata 41 anni di contributi devono bastare

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Lo scorso anno la preoccupazione maggiore per le pensioni, era la scadenza della Quota 100. Tornare alla riforma Fornero senza interventi avrebbe comportato uno scalone di 5 anni. Dai 62 anni previsti dalla Quota 100 ai 67 richiesti dalla pensione di vecchiaia. Dai 38 anni di contributi richiesti dalla misura in questione, ai 42 anni e 10 mesi necessari per l’anticipata ordinaria. Si è intervenuti con la Quota 102 che ha portato ad un innalzamento dell’età di accesso da 62 a 64 anni. E lo scalone si è trasformato in “scalino”. Ma per andare in pensione anticipata 41 anni di contributi dovrebbero essere sufficienti, indipendentemente dall’età.

Il problema non è risolto

Nonostante l’intervento del Governo di inizio anno, la Quota 102 non ha risolto il problema. Che si ripresenterà, puntualmente, alla fine dell’anno, con la scadenza della misura.

Tornare alla Legge Fornero provocherà uno scalone, sicuramente meno pesante, visto che gli anni di differenza diventano 3, ma solo a livello anagrafico. Dal lato contributivo nulla cambia, visto che la differenza tra Quota 102 e l’anticipata ordinaria resta la stessa.

Per andare in pensione anticipata 41 anni di contributi sono sufficienti

Passare dalla Quota 100 a quella 102, quindi, ha provocato in ogni caso uno scalone. Ed è necessario, per le parti sociali, ridare ai lavoratori una flessibilità in uscita che garantisca il pensionamento a 62 anni. Anche a fronte di penalizzazioni.

E bisogna iniziare a considerare che non tutti i lavoratori sono uguali. Ci sono professioni meno pesanti e altre che usurano. Ci sono lavori in cui non ci sono infortuni e altri in cui il lavoratore rischia in continuazione.

Per il segretario confederale della UIL, Domenico Proietti, 41 anni di contributi devono bastare per andare in pensione. Indipendentemente dall’età.

Interventi senza dimenticare giovani e donne

Ovviamente per le parti sociali l’intervento non deve riguardare solo la flessibilità. Oltre a dover considerare ogni lavoro per la sua peculiarità e per la sua gravosità, ci sono altre questioni che bisogna affrontare. Da una parte sicuramente i giovani per i quali deve essere trovata una soluzione che garantisca una pensione dignitosa. Molti hanno buchi contributivi che andrebbe permesso di colmare. Altri hanno carriere che iniziano tardi e, con il contributivo, sono destinati a pensioni da fame.

Si torna quindi a ipotizzare una sorta di Garanzia Giovani. Senza tralasciare le donne che, per i sindacati, hanno bisogno di una tutela. La proposta è quella di riconoscere uno sconto, per l’accesso alla pensione, di un anno per ogni figlio avuto. Questo perché, sicuramente, non è solo il mettere al mondo un figlio che limita le donne nel proprio lavoro. Accudirlo, educarlo e farlo diventare autonomo molto spesso portano la donna a mettere la carriera in secondo piano. E questo deve essere valorizzato.

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