È vero che per andare in pensione in maniera praticamente certa, due misure sono quelle su cui tutti possono sempre contare. Parliamo dei due pilastri principali del sistema pensionistico italiano, ovvero pensioni anticipate e pensioni di vecchiaia. Ma sono quelle ordinarie, che come tutte le altre misure oggi in vigore, tutto sembrano tranne che flessibili. Nel 2023 però potrebbero allargarsi le possibilità. E non si fa riferimento solo a nuove misure in quanto tali, ma alla struttura di queste misure.
Il nome identico alle pensioni del passato, ma la struttura diversa
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Si fa un gran parlare di nuova Quota 100 o nuova Quota 102. In entrambi i casi si tratterebbe di due misure che come nome richiamano a misure del passato recente del sistema pensionistico italiano. Quota 100 è durata per un triennio e cioè dal 2019 al 2021. Quota 102 dovrebbe durare per un solo anno e quindi andrà in scadenza a fine 2022. Si parla di riaprire le porte a queste due misure perché la flessibilità che potrebbe essere introdotta nel sistema parte proprio da delle pensioni a quote.
Pensioni INPS da 61 a 66 di età ma completando Quota 102
Inizialmente si parlava di Quota 100, ma ultimamente sta prendendo piede l’ipotesi della Quota 102. Ma grazie alla flessibilità, sarebbero due misure molto più estese come platea dei potenziali beneficiari rispetto a quelle attuali. Oggi il requisito contributivo di Quota 102 è di 38 anni di contribuzione come lo era per Quota 100. Con la nuova ipotesi si scenderebbe a 35 anni, offendo più opportunità ai lavoratori. A 64 anni potrebbero uscire lavoratori con 38 anni di carriera come oggi, ma con 37 anni potrebbero andare in pensione quelli con 65 anni. Oggi con l’attuale Quota 102 con 37 anni di contributi non si esce dal lavoro.
Si ampliano le fasce e le combinazioni di Quota 102
C’è chi sarebbe già contento di una nuova Quota 102, e quindi, semplicemente per la conferma della misura che scade il prossimo 31 dicembre 2022. Ma grazie ad una modifica normativa, si potrebbero ampliare le categorie dei potenziali beneficiari. Certo con Quota 100 tutto sarebbe stato più semplice perché più facile andare in pensione per molti. Con Quota 102 la situazione peggiorerebbe un po’, ma sarebbe comunque un vantaggio per molti. Le Pensioni INPS da 61 a 66 di età potrebbero essere l’opportunità di molti lavoratori. È evidente però che per uscire a 61 anni e contestualmente arrivare a 102, servirà versare 41 anni di contribuzione. A tal punto che 61 anni di età sarebbe la soglia minima che si potrebbe utilizzare anche per la Quota 41. Che verrebbe collegata all’età e non resterebbe più distaccata da qualsiasi requisito anagrafico.
Anche il limite contributivo diventa flessibile
Ma se l’età potrebbe diventare flessibile, andando da 61 a 66 anni, lo stesso accadrebbe per i contributi. Con una forbice da 35 a 41 anni. Prima di arrivare a 67 anni ai lavoratori la possibilità di andare in pensione ad età variabili superati i 60 anni. E per i contributi il meccanismo sarebbe il medesimo, ma prima di arrivare al limite dei 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne. Con 66 anni di età basterebbero 36 anni di contributi per esempio. Inutile lavorare un anno in più, anche se si prenderebbe un assegno leggermente più alto.