Il sistema di calcolo delle future pensioni non è stato di certo un buon affare per gli italiani, anzi è stato sicuramente pessimo.
La motivazione dell’introduzione di questa metodologia di calcolo è stata il principio della “non sostenibilità del sistema” pensionistico del nostro Paese.
Il sistema pensionistico non era sostenibile nel lungo periodo in Italia
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In Europa ci sono degli Stati che hanno il sistema pensionistico tra i più sostenibili del Mondo, basta citare l’Olanda e la Germania.
Lì il problema che esiste in Italia non si è mai posto, vi erano dei veri sistemi di ispezione.
I controlli sui dipendenti e sull’effettivo pagamento dei relativi contributi di questi è stato uno dei pilastri di tutto il loro sistema previdenziale.
In Italia questi tipi di verifiche sono arrivati con circa 20/30 anni di ritardo.
Per non dare pensioni misere ad una intera generazione si è introdotto il sistema retributivo, ossia si andava in pensione con l’ultima retribuzione o la media degli ultimi anni.
In questo modo il dipendente che nel 1960 prendeva 30.000 lire al mese e nel 1993 guadagnava circa 1.500.000 mensili, riusciva ad andare in pensione con un rendita di circa 1.200.000 lire per 13 mensilità. Una rendita di tutto rispetto che gli permetteva di vivere dignitosamente.
Pensioni: il sistema contributivo per gli italiani non è stato un buon affare
Molto spesso mancavano anni di contribuzione, o perché il datore di lavoro non aveva pagato o perché la ditta o la società era fallita e non si riuscivano a recuperare i contributi passati ed erano persi. Per eliminare questa incognita si è adottato il sistema “retributivo”, legato all’ultimo periodo di retribuzione.
In quel periodo la documentazione dell’INPS era tutta cartacea e i contributivi accreditati anche con due anni di ritardo.
In questo modo era molto difficile poter controllare con precisione i propri contributi versati e poi spesso, per indolenza, nessuno “ci pensava”. I problemi venivano nel momento della domanda di pensione e si scoprivano, purtroppo, interi anni senza copertura previdenziale.
In questo modo la pensione liquidata con il sistema retributivo, purché in presenza dei minimali, non subiva eccessive decurtazioni, oggi con il sistema basato sui contributivi, sono dolori.
Il sistema retributivo è andato in pensione non perché non sostenibile, ma per lo stravolgimento del suo ambito applicativo. Stiamo parlando dell’applicazione anche per agli stipendi legati alla dirigenza, senza tener conto degli anni passati in questo ruolo.
In determinati contesti, gli avanzamenti di carriera avvenivano poco prima della pensione. Le pensioni, quindi, venivano liquidate sugli ultimi periodi. In questo modo veniva liquidata una pensione retributiva dirigenziale quando il ruolo ricoperto per tale incarico era stato di soli pochi mesi.
Questa è stata un’anomalia tutta Italiana.
Con una pensione dirigenziale, liquidata sugli ultimi stipendi, i contributi di tutta una vita non coprivano che poche mensilità della pensione. In questo modo dopo alcuni anni la posizione del pensionato diventava deficitaria per l’ente che la doveva erogare.
È stato l’abuso di questo sistema che ha creato un enorme disavanzo
L’unica soluzione è stata quella di proporre il sistema contributivo alle nuove generazioni, le quali tra contratti precari e lavori scarsamente pagati avranno delle serie difficoltà economiche quando dovranno andare in pensione.