Se il Governo non si muove, vincolato da limiti di bilancio ed altre priorità, allora bisogna trovare una strada alternativa. Questo è quello che i lavoratori devono iniziare a pensare per quanto riguarda la loro pensione futura. Gli strumenti per perseguire questo obiettivo esistono e chiamano dentro anche i sindacati, le aziende ed il Ministero del Lavoro. Esistono strumenti che consentono di anticipare la pensione ben oltre anche i più favorevoli progetti delle future riforme delle pensioni. Ecco cosa offre il sistema nel 2024 per favorire l’uscita dal mondo del lavoro dei dipendenti. Perché non è difficile pensare a pensioni da 5 a 7 anni prima nel 2024.
La novità della pensione part-time ok, ma ci sono vie già attive per i prepensionamenti
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Da qualche settimana circola voce che il Governo italiano stia studiando il metodo scandinavo della pensione part-time. Un sistema che consentirebbe ai lavoratori di lasciare il lavoro in maniera graduale, passando prima da una riduzione dell’orario di lavoro e prendendo una parte della pensione spettante. Naturalmente commisurata alla perdita di stipendio dovuta al passaggio dalla giornata lavorativa piena alla giornata lavorativa ridotta. Una novità che dovrebbe prevedere un accordo con l’azienda per cui si lavora.
Infatti il datore di lavoro dovrebbe coprire le ore di lavoro in meno con nuovi assunti e finanziare anche la parte dei contributi mancanti per via del passaggio al lavoro part-time. Si tratta di una semplice ipotesi questa, ancora tutta da valutare, sistema e verificare. E non sarà certo il 2024 l’anno giusto. Perché la Legge di Bilancio non avrà questa novità al suo interno, ormai appare chiaro. E allora ecco che in linea con le misure di prepensionamento che prevedono intese tra datori di lavoro e lavoratori, nel 2024 si potranno ancora sfruttare i prepensionamenti.
Pensioni da 5 a 7 anni prima nel 2024, un’occasione per andare in pensione prima
Ci sono misure di pensionamento anticipato valide anche nel 2024 che passano da intese tra sindacati e aziende da completare in sede ministeriale. Si tratta dei prepensionamenti utili ai lavoratori per andare a riposo prima e per le aziende per gestire gli esuberi e ridurre il personale. La prima misura consente 7 anni di anticipo massimo perché riguarda i dipendenti che si trovano a 7 anni dai 67 della pensione di vecchiaia. Si chiama isopensione
e riguarda anche quanti si trovano a 7 anni almeno dal completamento dei contributi utili alla pensione anticipata ordinaria. L’INPS pagherebbe la pensione ai lavoratori, con l’azienda che la finanzierebbe (compresi i contributi mancanti durante il prepensionamento, ndr). La misura riguarda esclusivamente aziende con almeno 15 dipendenti in organico. Non di 7 anni ma di 5 è l’anticipo che invece prevede il contratto di espansione, che anche nel 2024 potrà essere sfruttato. Infatti con l’articolo 25 del Decreto Lavoro il contratto di espansione è stato prorogato fino a fine 2024.
Anche in questo caso se l’azienda dopo l’intesa con le parti sociali attiva questo strumento di ricambio generazionale e di esodo, il lavoratore può godere di una uscita a partire dai 62 anni di età o con 37,10 di contributi. Si tratta quindi di un anticipo di ben 5 anni. La misura può essere attivata da aziende con almeno 50 dipendenti in organico. Ma si ragiona in sede governativa, del cosiddetto Super Contratto di Espansione, che estenderebbe la facoltà anche alle aziende più piccole. In questo caso nessuna certezza. Resta il fatto che anche in questo caso è l’INPS a pagare gli assegni mensili come una normale pensione, ma è l’azienda alla fine che finanzia il tutto.