Festeggiamo pure tutte le donne oggi, ma da domani concentriamo la nostra attenzione sulle mosse di Palazzo Chigi che avranno una ricaduta immediata sulle over 45.
Da qui alla fine del trimestre, nel Palazzo si tratterà, fra gli altri, un tema caldo, quello delle pensioni. La questione riguarderà da vicino un terzo della popolazione: 17,5 milioni di italiani sono over 60 e comprendono quelli che in pensione sono già andati o stanno per andarci.
Pensioni, attenzione ai tagli possibili con l’effetto pandemia
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Il Premier Draghi, si sa, sta lavorando su più fronti: quello dei vaccini, quello dei lockdown, quello dell’economia che va in pezzi, sul recovery plan e sui fronti tesi tra Italia e UE.
Ad alcuni non è sfuggita la convocazione alla prestigiosa società di consulenza McKinsey per riscrivere il Recovery Plan. Un progetto di spesa che dovrà rendicontare l’accesso a disponibilità finanziarie importanti. Ma forse sarà convocato anche qualcun altro.
Perché Mario Draghi sa bene qual è la seconda cosa che l’Europa gli chiederà. E non potrà far finta di non aver capito, essendo un tecnico. Dopo aver fornito il piano spesa e le garanzie di controllo su tale ripartizione, gli chiederanno di rispettare la vecchia mission. Quella sempre disattesa dal nostro Paese: ridurre il peso delle pensioni nella spesa pubblica. Ecco, perciò cosa bollirebbe “in pentola” da qui a fine anno, secondo vari osservatori interpellati da ProiezionidiBorsa.
Zitti e buoni fino a Pasqua o all’estate
I vitalizi INPS oltre i 100mila euro annui li abbiamo sforbiciati di recente, dunque di pensionati d’oro ce ne sono di meno. E anche molti altri stanno zitti e buoni, per citare il titolo della bellissima canzone dei Maneskin che ha vinto il 71° Festival di Sanremo.
Per chi si è ritirato da gennaio 2021 è già partita la riduzione dell’assegno a causa dell’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione del montante contributi. Secondo i calcoli elaborati dalla UIL, si perderanno fino a 170 euro mensili per le pensioni più alte.
La decurtazione dell’importo riguarda i lavoratori sottoposti al trattamento previdenziale sulla scorta del solo calcolo contributivo. La misura riguarda chi è andato in pensione con il sistema misto o coloro che avevano meno di 18 anni di contributi alla fine del 1995.
Il taglio si rivela più ridotto perché una parte della pensione viene calcolata col sistema retributivo. L’adeguamento alla speranza di vita ha effetti sull’importo dell’assegno pensionistico: i coefficienti di trasformazione decrescono in misura progressiva, per bilanciare le ricadute che l’allungamento della vita avrebbe sul rateo.
Attenzione per chi ha scelto l’uscita con “Opzione Donna”: chi ha preferito andare in pensione quest’anno con 67 anni di contributi, riceve meno. Si tratta di ben 101 euro, tanto per fare un esempio, su un assegno mensile lordo di 1.500 euro.
Cornuti e mazziati, forse già dal 2022
Ma il peggio, dicono gli osservatori, deve ancora venire. I sindacati saranno costretti ad accantonare le loro richieste sul fronte pensionistico. Che alla luce della situazione attuale dell’economia, appaiono imbarazzanti e soprattutto anacronistiche.
Verranno anche costretti ammettere che non si può fare a meno di aumentare la permanenza nell’attività lavorativa. Spostare l’uscita verso i 70 anni è un’esigenza imposta dagli andamenti demografici. Crollano le nascite anche fra gli immigrati, ma paghiamo 14.800 pensioni a cittadini con più di 100 anni.
Molto dipende anche dal trend del mercato del lavoro. Questa importante Caporetto che attende i sindacati, sarà immediatamente seguita da una mossa molto forte dall’altro lato del tavolo. Draghi starebbe preparando una forte penalizzazione dell’anticipo pensionistico. Forse già dal 2022.
Eh già: perchè studiando le tabelle INPS dei flussi di pensionamento dell’ultimo biennio, si è accorto – guarda guarda – che la maggior parte di quelli che vanno in pensione, usa proprio questo canale.
Ecco, dunque, svelato perchè, riguardo al tema pensioni, attenzione ai tagli possibili con l’effetto pandemia.