Riapre il tavolo della trattativa Governo-sindacati per quanto concerne il capitolo pensioni. Dopo mesi di stallo, ecco che il tema previdenziale torna ad interessare l’Esecutivo che inizia a ragionare sulla riforma del sistema. Ma come bisogna fare a riformare il sistema e come si aggira l’ostacolo dei fondi disponibili che erano scarsi e restano tali? Pensioni anticipate non oltre i 63 anni?
Le difficoltà sono sempre le stesse quindi, a tal punto che si inizia ad intravedere lo scenario che sarà presente nella Legge di Bilancio di fine anno, tra richieste dei sindacati e possibilità economiche del governo.
Pensioni anticipate non oltre i 63 anni e nel 2024 in arrivo vantaggi per i nati fino al 1962 dal Governo Meloni
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Se perfino la Corte dei Conti ha bocciato la Quota 41 per tutti, significa che i lavoratori interessati a questa misura dovranno mettersi l’anima in pace. Nel 2024 l’unica Quota 41 che sarà attiva resterà quella, piuttosto limitata, destinata a determinati lavoratori precoci. Le uscite anticipate però devono essere concesse comunque. Ed i sindacati fanno muro chiedendo che non si vada oltre i 63 anni di età. Il timore di un passo indietro sulla quota 103 infatti esiste. Per tutto il 2023 infatti, la Quota 103 permette di andare in pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi.
Ma la quota 103 non è altro che la prosecuzione della quota 102 che è stata valida per tutto il 2022. Ma all’epoca servivano 38 anni di contributi e 64 anni di età. Evidente che l’ipotesi di prolungare Quota 103 nel 2024, ma riportando l’età di uscita minima a 64 anni, oltre a farla diventare una Quota 105, taglierebbe di molto la platea dei potenziali beneficiari. Ecco quindi che il Governo andrà probabilmente nella direzione di congelare la misura per un altro anno, permettendo anche ai nati nel 1962 di accedere alla pensione con 41 anni di contributi nel 2024.
L’ipotesi a 63 anni con la Quota 103 ma flessibile
Ricapitolando, per la Quota 41 nulla da fare. Quella che resterà in vigore come già previsto (e sarà così fino al 2026), riguarderà coloro i quali hanno almeno uno dei 41 anni di versamenti, completati anche discontinuamente prima dei 19 anni di età. Ma solo se invalidi al 74% almeno, alle prese con l’assistenza di un parente stretto convivente disabile da 6 mesi, disoccupati senza NASPI da 3 mesi e alle prese coi lavori gravosi in 7 degli ultimi 10 anni o in 6 degli ultimi 7.
Ma con 41 anni di contributi possibilità anche per chi nel 2024 compirà 62 anni di età. Con le solite limitazioni di importo (pensione non più alta di 2,5 volte il trattamento minimo INPS) e di cumulo con redditi da lavoro (massimo 5.000 euro e solo lavoro autonomo occasionale). Insieme alla Quota 103, confermata per il 2024, da confermare ci sarebbero pure l’APE sociale e opzione donna. Tornando alla Quota 103, alcune variazioni sarebbero auspicabili e richieste da molti lavoratori. Variazioni flessibili però, perché età e contributi dovrebbero essere mobili. In pratica servirebbe che la Quota 103 diventi raggiungibile anche per vie diverse. Magari consentendo l’uscita a 63 anni per chi si trova a 40 anni di contributi. Oppure con 64 anni e 39 anni di versamenti.