Andare in pensione entro dicembre 2022, prima che i requisiti pensionistici cambino radicalmente. Probabilmente sono in molti a pensarla così. Salvo poi sbattere contro la realtà dei fatti. Ovvero, i requisiti troppo elevati oggi previsti che fanno riferimento come tutti sanno, alla riforma Fornero. Se si parla di pensioni anticipate nel vero senso della parola, servono in effetti oltre 40 anni di contributi. Non sempre però servono carriere così lunghe. Ci sono soluzioni anche con carriere non troppo lunghe. Naturalmente non per tutti i lavoratori, ma solo a chi rispetta alcuni determinati requisiti.
Pensioni anticipate con 20, 30 e 36 anni di contributi anche nel 2022
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È vero che andare in pensione oggi nel sistema previdenziale italiano, soprattutto con le pensioni anticipate senza limiti di età, necessita di carriere molto lunghe e di un abbondante montante contributivo. La pensione anticipata ordinaria si centra con 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. La Quota 41 come dice lo stesso nome della misura, prevede 41 anni di contributi versati. Stando a questi requisiti, chiunque sia sotto soglia, oppure non ha 35 anni di contribuzione effettiva e quindi neutri da figurativi per disoccupazione e malattia, non può accedere a questo genere di misure.
Le pensioni anticipate sono molte, ecco alcune possibilità
Questo non vuol dire che non esistono misure che offrono pensioni anticipate con 20, 30 e 36 anni di contributi anche nel 2022. Per chi è privo di contributi versati nel sistema retributivo, con 20 anni di contributi si può uscire a 64 anni di età. Ma serve che la pensione ottenuta sia pari a 1.300 euro circa al mese. Infatti la pensione deve essere pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. La pensione anticipata contributiva è quindi una possibile via di uscita per alcuni lavoratori anche nel 2022.
Pensione anticipata anche con l’APE sociale
Con 30 anni di contributi versati, se disoccupati, invalidi o caregivers, basterebbero pure 63 anni di età. La misura si chiama APE sociale. Una prestazione che è una via di mezzo tra uno strumento a carattere pensionistico e uno strumento spiccatamente assistenziale. Sempre l’APE sociale è una misura destinata pure a chi svolge i lavori gravosi. Ma in questo caso servono 36 anni di contributi versati. Serve oltretutto che l’attività gravosa sia stata effettivamente svolta per 7 anni negli ultimi 10 di lavoro, o al massimo in 6 degli ultimi 7.
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