Andare in pensione in Italia è difficile per via di requisiti pensionistici spesso stringenti e per via di età e contributi spesso elevati da raggiungere. Chi paga più dazio da tutte queste difficoltà insite nel sistema pensionistico italiano sono sicuramente i lavoratori discontinui, intermittenti o precari. Ma c’è anche uno spaccato particolare della popolazione per cui la pensione non viene mai erogata. Parliamo delle donne e soprattutto di chi si dedica alla cura della casa e della famiglia, sacrificando carriere e lavori. Parliamo delle casalinghe. Ma si tratta di una parte della società che potrebbe finire presto con l’essere inserita nell’agenda di Governo e dentro una ipotetica riforma delle pensioni.
Andare in pensione nel 2023 potrebbe essere più semplice e meglio remunerato
Indice dei contenuti
Casalinghe, ma anche precari, lavoratori senza contratti fissi e soprattutto con contratti discontinui sono quelli che maggiormente subiscono gli effetti delle norme previdenziali in vigore in Italia. Oltre ad arrivare ad una determinata età, i lavoratori devono centrare pure una determinata carriera lavorativa. Quella minima è fissata a 20 anni di contributi previdenziali. Poche le casalinghe che riescono ad aver maturato una tale carriera contributiva. Ma sono pochi anche i lavoratori che da anni fanno i conti con lavori precari, part-time e a termine. Lavoratori che per arrivare a 20 anni di contributi dovrebbero vivere due volte. Inoltre, il lavoro precario produce un altro effetto che è legato al minimale contributivo. Un lavoro mal retribuito nel sistema contributivo significa contribuzione versata scarna. Ed a volte anche 52 settimane all’anno di lavoro non valgono un anno di contributi.
I contributi spesso diventano inutilizzati
Non sono poche le persone che non raggiungendo i 20 anni di contributi si trovano a non poter andare in pensione e a lasciare di fatto all’INPS i contributi versati. Per esempio una casalinga che ha versato 10 anni di contributi può trovarsi a 67 anni a non poter accedere alla quiescenza e di fatto a perdere i 10 anni di versamenti. E se c’è un marito con reddito oltre le soglie, magari anche pensionato di suo, alla casalinga nemmeno l’assegno sociale può essere erogato. In questo scenario si incastona una delle ipotetiche novità del nuovo Governo. Durante la recente campagna elettorale è stata Forza Italia con il suo leader e appena eletto Senatore della Repubblica Silvio Berlusconi a parlare di pensioni a 1.000 euro per le casalinghe e per chi non ha contributi a sufficienza. Un incremento delle minime che potrebbe davvero essere partorito dal momento che, sempre durante la campagna elettorale anche la vincitrice delle elezioni, cioè Giorgia Meloni ha parlato di un incremento delle pensioni minime.
Pensioni a 1.000 euro per le casalinghe e per chi non ha contributi sufficienti
Se raggiungere la pensione è difficile, altrettanto lo è arrivare ad importi dignitosi. Per il 2022 la pensione minima, ovvero quella integrata al trattamento minimo dall’INPS è pari a 524,34 euro al mese. Nettamente inferiore alla promessa di portare queste minime a 1.000 euro di Berlusconi per esempio. Evidente quindi che si tratta di un cambio di rotta deciso, che se davvero vedrà i natali sarà una specie di toccasana per molti lavoratori. Ipotesi al momento, frutto di promesse da campagna elettorale. Ma per esempio in passato è a Berlusconi che bisogna dare il merito di aver introdotto la cosiddetta integrazione al milione delle vecchie lire, una maggiorazione sulle pensioni che ha fatto epoca.
Lettura consigliata
Ecco il nuovo reddito di cittadinanza dal 2023 si taglia, ecco chi rischia