Niente Quota 104 e quindi, ancora in pensione con la Quota 103. Il governo Meloni vara la sua Legge di Bilancio e non porta l’età pensionabile per i quotisti a 63 anni. Salta quindi il paventato inasprimento, ma solo dell’età. Perché per il resto, la Quota 103 che viene confermata di ulteriori 12 mesi, sarà pesantemente inasprita. Cambiano i termini di decorrenza della pensione, cambia il calcolo degli assegni e pure l’importo della pensione.
Pensioni 2024 per i nati nel 1962, si riparte con le uscite anticipate
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Prima di andare a vedere che differenze troveranno nella Quota 103 i lavoratori nati fino al 1962 rispetto a quelli nati fino al 1961, partiamo dalle cose che il Governo ha deciso di confermare della misura. Innanzitutto l’età resta fissa a partire dai 62 anni. Come abbiamo anticipato in premessa, è saltata la Quota 104 che avrebbe portato l’età pensionabile con le quote a 63 anni e non più a 62. E resta il divieto di cumulo tra redditi di Quota 103 e redditi da lavoro dipendente o autonomo. Si può solo svolgere alcuni lavori occasionali come autonomi, purché non si ecceda il limite dei 5.000 euro annui di reddito da lavoro. I contributi previdenziali necessari per la Quota 103, erano e resteranno pari a minimo 41 anni.
Ecco gli inasprimenti delle pensioni a 62 anni nel 2024
Non mancano le novità sulla nuova Quota 103 nel 2024. E sono tutte novità che inaspriscono la misura. Il Governo, evidentemente, ha dovuto tagliare la platea dei potenziali beneficiari, dotando la misura di strumenti adatti a renderla poco conveniente. Si parte dall’importo massimo della prestazione che per il 2023 è pari a massimo 5 volte il trattamento minimo e che nel 2024 sarà pari a massimo 4 volte il trattamento minimo. Significa che per la durata dell’anticipo i lavoratori potrebbero perdere una parte di pensione che per contributi accumulati, era perfettamente spettante. Ma non è solo questo taglio a rendere la misura difficile da digerire per molti. Infatti si prevede il ricalcolo pieno con il sistema contributivo. In pratica chi esce nel 2024 con la Quota 103, deve rinunciare alla parte di pensione calcolata con il favorevole sistema contributivo.
Ecco cos’altro cambia per la Quota 103 e chi può evitare le penalizzazioni
Oggi la Quota 103 da una pensione calcolata con il sistema misto. Per i periodi di versamento fino al 31 dicembre 1995, c’è il calcolo retributivo. Per quelli a partire dal 1° gennaio 1996 c’è quello contributivo. Ma ci sono lavoratori che se hanno versato 18 o più anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, possono avere diritto al calcolo retributivo fino al 2012. Lasciando al contributivo solo gli anni successivi. Nel 2024 invece, pensione contributiva per forza se un lavoratore intende sfruttare la Quota 103. Penalizzazione evidente questa, più pesante rispetto al limite di importo dell’assegno. Altra pesante limitazione è la finestra di attesa per la decorrenza del trattamento. Infatti per i lavoratori del settore privato, si passa da 3 mesi del 2023, a 7 mesi l’anno prossimo. Per prendere il primo rateo di pensione un lavoratore del settore privato deve attendere 7 mesi dal completamento dei requisiti. Per il settore pubblico invece si passa da 6 a 9 mesi.
Pensioni 2024, per i nati fino al 1962 inasprimenti, ma c’è chi potrà evitarli
Una cosa però va detta per quanto riguarda i potenziali beneficiari della Quota 103 nel 2024. Infatti se un lavoratore ha compiuto 62 anni di età e 31 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023, può ottenere la pensione come prima anche se esce nel 2024. Pensione calcolata con il sistema misto quindi, e pure con un importo massimo fino a 5 volte il trattamento minimo INPS. Perché la Quota 103 è una misura che rientra nel perimetro della cristallizzazione del diritto. In pratica tutti gli inasprimenti di cui abbiamo parlato prima, valgono solo per chi i requisiti li completa nel 2024. Chi ci è riuscito prima si salva quindi. Sulle pensioni 2024, per i nati fino al 1962 inasprimenti, ma non per tutti.