Pensioni 2023 e 2024, con 10 anni di contributi in più 5 mesi di sconto sull’età, ecco per chi

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Tutti dicono che la riforma Fornero ha inasprito i requisiti per andare in pensione. Questo è un dato di fatto, ma le soglie dei requisiti oggi in vigore e che consentono i pensionamenti, dipendono anche dall’aspettativa di vita della popolazione. Il collegamento delle pensioni con i dati sulla vita media degli italiani previsti dall’ISTAT, ha prodotto il risultato di oggi. Con le pensioni di vecchiaia salite fino a 67 anni per uomini e donne indistintamente. E con le pensioni anticipate giunte a 42,10 anni di contributi per i lavoratori e 41,10 per le lavoratrici. Con l’aggiunta di 3 mesi di finestra mobile a peggiorare la situazione. Ma c’è chi questo inasprimento non lo sentirà in pieno. E per le pensioni 2023 e 2024. 

Ecco per chi valgono le regole del 2018, si esce prima dal lavoro

Una cosa ormai definita è che le pensioni, sia le anticipate che quelle di vecchiaia, non subiranno ulteriori incrementi almeno fino al 2026. Per gli anni 2027 e 2028 oggi appare probabile uno scatto di 2 mesi. Ma il decreto nç 4 del 2019 ha congelato gli aumenti per le aspettative di vita della popolazione fino al 31 dicembre 2026. L’ultimo scatto registrato è del 2019, quando le pensioni di vecchiaia passarono da 66 anni e 7 mesi di età a 67 anni. E quando le pensioni anticipate salirono da 42 anni e 5 mesi a 42 anni e 10 mesi per gli uomini (e lo stesso per le donne, da 41 anni e 5 mesi a 41 anni e 10 mesi).

Pensioni 2023 e 2024, con 10 anni di contributi in più 5 mesi di sconto sull’età, ecco per chi

L’aumento dei requisiti del 2019 però non trova applicazione per determinate categorie di lavoratori. Che pertanto possono godere ancora del trattamento precedente. Significa 5 mesi di anticipo sulle uscite e requisiti pari, più o meno, a quelli precedenti.

Questo vantaggio si applica solo alle pensioni di vecchiaia, che pertanto restano ancorate ai 66 anni e 7 mesi precedenti per i lavoratori alle prese sia con i lavori gravosi che con i lavori usuranti. Parliamo di lavoratori che rientrano negli elenchi delle attività lavorative troppo logoranti previsti dai decreti del Ministero del Lavoro del 5 febbraio 2018 e del Presidente della Repubblica DPCM 87/2017. La differenza rispetto agli altri però sta anche nella contribuzione. Se per tutti la pensione di vecchiaia si centra con 67 anni di età e 20 anni di contributi, per chi rientra in quei due elenchi, servono 66 anni e 7 mesi di età e 30 anni di contributi.

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