A fine anno scadono diverse misure che, oggi, permettono il pensionamento anticipato. Senza un intervento del nuovo Governo in tal senso, quindi, ci sarà un ritorno alla Legge Fornero con i suoi rigidi paletti. Ricordiamo, infatti, che l’attuale Legge previdenziale prevede due sole misure: quella anticipata e quella di vecchiaia. Tutte le altre misure sono sperimentali, a scadenza o limitate a categorie molto ristrette di lavoratori. Pensione nel 2023 3 anni più tardi se non si interviene entro breve e questa è la notizia che nessun lavoratore vorrebbe avere.
La Legge Fornero è troppo rigida
Indice dei contenuti
La pensione anticipata prevista dalla Legge previdenziale richiede un numero di contributi molto alto. Si parla di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ed appare chiaro che per chi ha iniziato a lavorare un poco più tardi è pressoché irraggiungibile. Per poter raggiungere quel requisito prima dei 67 anni, infatti, è necessario aver iniziato a lavorare prima dei 24 anni. Impossibile per chi ha studiato per ottenere la laurea.
E anche se è previsto un riscatto degli anni di studio per valorizzarli per la pensione, non tutti sono in grado di sostenere l’alto onere economico richiesto. L’alternativa è quella di accedere alla pensione a 67 anni, con la misura di vecchiaia.
Per chi fa un lavoro pesante i 67 anni sono troppi
Ma anche l’accesso alla pensione di vecchiaia, a volte, appare molto rigido. Si pensi soltanto a chi svolge un lavoro particolarmente pesante non ricompreso tra quelli gravosi o usuranti. Giungere, lavorando, ai 67 anni appare un traguardo irraggiungibile. E anche l’alternativa di smettere di lavorare in attesa della pensione di vecchiaia non è praticabile. Visto che richiederebbe di restare per un certo periodo senza reddito.
Ed è proprio in quest’ottica che appare essenziale garantire, anche a fronte di penalizzazioni, flessibilità in uscita. E la scadenza a fine anno di alcune misure preoccupa.
Pensione nel 2023 3 anni più tardi per i nati dal 1959 in poi
Il problema principale è per coloro che sono nati nel 1959 o in anni successivi. Per i nati fino al 1958, infatti, è possibile uscire dal mondo del lavoro con la Quota 102. La misura, infatti, richiede 64 anni di età compiuti entro il 31 dicembre 2022. E, unitamente, almeno 38 anni di contributi versati entro la stessa data. Ma per questo secondo requisito è possibile provvedere al perfezionamento anche successivamente alla scadenza. Utilizzando i contributi da riscatto.
Per i nati dal 1959 in poi il rischio è quello, per pochi mesi, di dover lavorare almeno 3 anni in più per raggiungere la pensione di vecchiaia. Ed un intervento normativo, quindi, è atteso soprattutto per questi lavoratori che sarebbero penalizzati dal ritorno alla Legge Fornero.
Lettura consigliata
Pensione anticipata per chi ha assegno ordinario di invalidità, le strade