Qualunque lavoratore sa quanto vale la libertà che deriva dal percepire uno stipendio e avere una discreta indipendenza economica. Ancor di più la apprezza la donna che per lunghi anni ha dovuto dipendere dalle entrate mensili del marito. Non sono poche infatti le lavoratrici che hanno una carriera lavorativa breve e discontinua e che non si aspettano un miracolo finanziario in tarda età. È quindi comprensibile che molte donne desiderino di percepire quanto prima assegni pensionistici per poter disporre di proprie somme di denaro. La nostra Redazione ha già indicato a che età e con quanti anni di contributi spetta la pensione minima INPS nel 2021/2022. E ciò che impropriamente definiamo in termini di pensione in realtà corrisponde ad una sorta di integrazione economica.
Chi infatti percepisce un rateo previdenziale particolarmente basso ha diritto a ricevere un’ulteriore somma di denaro che gli garantisca il minimo vitale. Gli importi delle integrazioni spettanti cambiano di anno in anno anzitutto in riferimento al costo della vita. Si tiene inoltre conto del reddito personale del richiedente e se coniugato anche della situazione reddituale della coppia. Sapere a quanto ammonta la pensione minima INPS del 2021 può aiutare il Lettore a farsi un’idea di massima. Di sicuro spetta una pensione minima di oltre 500 euro alle donne con pochi anni di contributi INPS in questi casi. E ciò perché il Decreto legislativo 638/1983 scende in campo a sostegno dei contribuenti meno abbienti per assicurare le risorse necessarie al mantenimento.
Pensione minima di oltre 500 euro alle donne con pochi anni di contributi INPS in questi casi
Indice dei contenuti
L’importo dell’assegno pensionistico che spetta alle donne con un’anzianità contributiva ridotta diminuisce in base ai redditi personali e coniugali. Pertanto è fondamentale anzitutto capire con quale reddito si ha diritto alla pensione minima INPS nel 2021. Chi infatti supera i limiti reddituali previsti è automaticamente escluso dal riconoscimento dell’integrazione al minimo. Di fatto percepisce l’integrazione completa di circa 515 euro al mese la lavoratrice con redditi personali al di sotto di 6.702,54 euro.
L’importo dell’assegno subisce tagli se invece i redditi superano tale soglia, ma non si attestano al di sopra dei 13.405,08 euro. In caso di redditi coniugali fino a 26.810,16 euro si ottiene l’integrazione piena se la pensione decorre a partire dall’anno 1994. Ciò perché prima di quest’ultima data i redditi della coppia non rilevano ai fini della prestazione previdenziale. Se invece la pensione ha decorrenza dopo il 1994 allora l’integrazione al minimo non diminuisce solo con redditi pari o inferiori a 20.107, 62.